Bari, Pisa e Reggio Emilia. Tre trasferte, tre pareggi, ma un volto nuovo rispetto alle gare esterne precedenti, un Catanzaro più coraggioso e ambizioso. Capace di soffrire e prendersi dei rischi, questo sì, ma pure di tenere sempre alta la testa. Riacciuffare i pugliesi in casa propria provando a ribaltare il tavolo, guardare negli occhi la capolista o rimontare un doppio svantaggio, com’è successo in Emilia, sono tutti segnali da non sottovalutare. Anche se non c’è stato ancora verso di compiere lo scatto che avrebbe dato un senso pieno al filotto di sette risultati utili consecutivi (di cui cinque pari), la crescita dei giallorossi è interessante proprio per quanto mostrato nelle trasferte affrontate fra la seconda e quest’ultima sosta del campionato.
Basta paragonarle alle partite lontano dal “Ceravolo” di inizio stagione: il nulla di Cesena con conseguente sconfitta per 2-0, la sveglia tardiva e insufficiente di Cittadella o, soprattutto, il freno a mano tirato dalla paura a Salerno, dove la squadra ha quasi esclusivamente badato a non prenderle rinunciando a concludere in porta (e senza battere nemmeno un calcio d’angolo). Bene, da quel viaggio in Campania il cambio di approccio e atteggiamento è stato marcato. A Bari con una ripresa arrembante grazie ai subentrati (e dopo un primo tempo non male), a Pisa fin dall’inizio giocando alla pari nell’unica uscita casalinga in cui la battistrada del torneo è rimasta a secco di gol (e non è cosa da poco), a Reggio con una prestazione maiuscola per personalità, gioco e occasioni.
Proprio nella tana della Reggiana, Caserta ha tirato fuori la versione più offensiva possibile del suo Catanzaro. Nella ripresa, quando ancora gli emiliani erano avanti di uno, il tecnico quarantaseienne ha messo in campo un arsenale offensivo non indifferente, ma con raziocino e il minimo di equilibrio che pure la rimonta richiedeva: al 24’ sono entrati Seck per Pontisso e Buso per D’Alessandro, cioè un esterno offensivo al posto di un centrocampista (ancorché col fiuto del gol) e un attaccante puro al posto di un laterale da linea a cinque. Con queste sostituzioni Caserta ha variato il 3-5-2 di partenza schierando sugli esterni Brignola (entrato un quarto d’ora prima al posto di Compagnon) e Seck, lasciando come cerniera mediana Pompetti e una mezzala d’inserimento come Koutsoupias, Iemmello trequartista liberissimo di muoversi dove voleva, Biasci e Buso di punta: 3-4-1-2 a vocazione ultra offensiva.
La Reggiana, a quel punto, è finita completamente schiacciata sia sulle fasce, che centralmente: non a caso il pareggio è arrivato nel giro di sei minuti, quando Iemmello è stato imbeccato in area da Bonini, centrale difensivo in quel momento altissimo, praticamente sulla trequarti avversaria. Difficilmente un 3-4-1-2 (o 3-4-2-1) a trazione così offensiva potrà essere riproposto dall’inizio di una partita, ma la soluzione è valida in caso di necessità, per sfruttare le risorse a disposizione in organico e il coraggio cui ormai non si può più derogare. E si è visto che funziona.
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