È solo una questione di tempo, il Catanzaro si rialzerà: «I presupposti per far bene ci sono, manca solo una bella e importante vittoria, di quelle che danno entusiasmo, e spero che Fabio possa ottenerla presto». Nicola Ascoli ha sempre un occhio, un orecchio e il cuore puntati verso i giallorossi: «Sarò retorico, ma ogni volta che finisco una partita chiedo per prima cosa hanno fatto le Aquile, poi penso al resto, anche al Bra in vetta nel nostro girone». Quarantacinque anni, trapiantato in Piemonte, Nicola allena il Chisola (Serie D, girone A) e in estate ha affrontato in amichevole a Morgex il Catanzaro, la sua squadra dal 1997 al 2005 (con oltre 180 presenze e cinque gol), il trampolino verso la Serie A con l’Empoli e la B con il Frosinone: «Io e Caserta abbiamo fatto insieme il corso a Coverciano per il patentino Uefa A. Quando ci siamo incontrati qualche mese fa sapeva i rischi che corre in situazione in cui è difficile migliorare subentrando dopo tre stagioni incredibili, un po’ com’è successo a Napoli con chi ha sostituito Spalletti dopo lo scudetto. Ma lui giustamente mi ha fatto notare che Catanzaro, per chi fa questo lavoro, non si può rifiutare: se sei ambizioso e coraggioso devi farlo, altrimenti ti penti. È lo stesso discorso che mi fece, Andrea Pirlo, altro mio amico, quando andò alla Juve senza avere esperienza in panchina». Per certi versi non ci si può quindi sorprendere delle difficoltà incontrate – e non ancora del tutto superate – dal Catanzaro, né di un ambiente che solo di recente sta superando lo scetticismo iniziale: «Siamo stati abituati molto bene nelle ultime stagioni, ma cercando di essere più razionali, riflettendoci un po’, è chiaro che è finito un ciclo e bisogna ripartire. Se non sei l’Atalanta con un tecnico che sta lì per tanti anni, per forza devi ricominciare con pazienza. È vero che nove pareggi e due vittorie in tredici gare fanno un po’ specie pensando al passato recente, però intanto non perdi e muovi un po’ la classifica, poi quando riuscirai a svoltare, e le potenzialità ci sono, magari riesci anche a prendere il volo». Ci spera Nicola, calabrese di Tropea, che a Catanzaro ne ha viste di tutti i colori: «Tre società diverse quando ero giocatore, di Soluri, Mancuso e Poggi e Parente, due finali playoff perse, ma anche la gioia immensa delle sedicimila persone venute a spingerci in Serie B nella partita di Ascoli con il Chieti. Quando faccio vedere quei video ai miei calciatori rimangono a bocca aperta». E il fattore pubblico continua a essere un valore aggiunto: «La città è ancora intorno alla squadra, è presente, in trasferta è numerosissima. Tutti speravano di ripetere l’anno scorso e all’inizio la mancanza di risultati ha smorzato un po’ gli entusiasmi, che sono sempre importanti, ma la gente è sempre lì. E aggiungo che se una squadra va sotto di due gol come il Catanzaro a Reggio Emilia, se è allo sbaraglio mica riprende la partita. Per questo mi sembra la classica situazione in cui deve solo accendersi la scintilla per ripartire alla grande». Potrebbe farla scattare un altro amico di Nicola: «Iemmello lo vorrei sempre all’interno dello spogliatoio del Catanzaro, sa di cosa parla e fa subito capire agli altri cosa significhi giocare per i giallorossi. In campo, poi… è semplicemente Pietro, un grande».