Il Catanzaro e Stefano Scognamillo in parallelo. A gennaio il binomio fra club e difensore avrà completato un quadriennio durante il quale sono cresciuti a braccetto. La progressione non ha ancora raggiunto un punto d’arrivo, come ha ammesso lo stesso centrale napoletano che vive – trentenne – la piena maturità da calciatore con un bagaglio tecnico e tattico maggiorato (rispetto a quando è arrivato) e un ruolo fra i più importanti per lo spogliatoio e la tifoseria. Dopotutto, adesso l’elemento dalla più lunga militanza in giallorosso: le 150 partite sono vicine (ora è a 142). «La crescita del Catanzaro è andata di pari passo alla mia, anno dopo anno. All’inizio non c’era tutto questo entusiasmo, poi si è accesa una fiamma che spero non si spenga più», ha spiegato Stefano. Partito col freno a mano tirato tanto da non avere il posto assicurato, ora Scognamillo si è ripreso la scena come affidabilissimo centrale della linea a tre, quasi un inedito nella sua carriera. «Mi sto trovando bene, ma è tutta la squadra che fa altrettanto. Braccetto e centrale sono ruoli diversi, il primo ha dei compiti, il secondo ne ha di totalmente differenti, però anche in questa nuova funzione, che mi fa pure alzare fino a centrocampo, sta andando come si deve e mi auguro di continuare così». In pratica, “Scogna” è ormai un difensore completo, evoluto, capace di assolvere più compiti e di essere indicato da più addetti ai lavori (Evacuo, Auteri) fra i più bravi della categoria: «Dove voglio arrivare? Faccio solo il mio, cerco di mettermi a disposizione del mister per eseguire ciò che mi chiede e lavoro, giorno dopo giorno, per migliorare in qualsiasi aspetto». Dove vuole e può arrivare il Catanzaro, invece, non è scontato sia solo la salvezza. «Secondo me il primo obiettivo è quello, come del resto era l’anno scorso. Poi mai dire mai, perché la squadra è molto forte, competitiva, quindi non ci poniamo limiti pur sapendo che bisogna approcciare una partita alla volta perché le somme si tirano a fine stagione. Dopo la gara col Sudtirol avevo sottolineato che c’eravamo comunque, la rimonta a Reggio ne è la prova perché andando sotto 2-0 in trasferta, contro un avversario che doveva vincere, abbiamo dimostrato il nostro valore. Siamo carichi, ci è mancato solo un pizzico di fortuna». Insomma, l’avvio stentato sembra alle spalle: «Sicuramente il cambiamento (di gestione tecnica, ndr) è stato importante, qualche difficoltà l’abbiamo avuta, il calcio che pratichiamo oggi è completamente differente rispetto a un anno fa, però nelle ultime partite ho visto un Catanzaro molto più energica e sicura, continuando così otterremo grandi risultati». A chi gli ha chiesto come ha vissuto il momento complicato, anche per un tecnico che pareva in discussione, Stefano ha fatto notare che «la risposta è nelle ultime prestazioni di una squadra viva, il mister è uno di noi e noi combattiamo per lui». E lo stesso succede per i tifosi: «Cerchiamo sempre di renderli orgogliosi, sappiamo tutti i sacrifici che si sobbarcano per venire a sostenerci». Fra di loro, la famiglia Scognamillo è onnipresente: «Papà è “malato” di calcio, mi segue sempre fin da bambino, percorreva chilometri su chilometri anche quando da ragazzo ero al Milan». Guardare quant’è cresciuto un figlio è il miglior premio per dei genitori.