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La metamorfosi del Catanzaro

Prima segnava col contagocce ma prendeva pochi gol. Ora il contrario

Un nuovo equilibrio da trovare. La squadra che segnava col contagocce a inizio stagione, ma concedeva anche meno agli avversari, adesso ha una fase offensiva decisamente più efficace e produttiva, però è meno solida in quella difensiva.
La chiave è dunque bilanciare i due aspetti per cambiare passo, allontanarsi dalla zona calda e inserirsi in un’area playoff per niente impraticabile considerando il mucchio selvaggio in classifica, dove quasi tutte, tranne le prime quattro, non possono ritenersi esenti da rischi, né precludersi di pensare in grande. Può farlo anche il Catanzaro, partito con l’obiettivo dichiaratamente realistico della salvezza, possibilmente tranquilla, ma con le potenzialità per ritagliarsi spazi più ambiziosi e importanti nel prosieguo della stagione. E non solo perché un attaccante come Iemmello ce l’hanno in pochi. A patto, appunto, di abbinare la ritrovata capacità realizzativa con la tenuta che il pacchetto arretrato ha avuto fino a qualche giornata fa.
Magari è stato un caso, però nelle ultime tre giornate Pigliacelli è stato battuto in sette occasioni, poco meno della metà di quanto successo nelle dodici gare precedenti, chiuse con un totale di nove gol al passivo e ben sei “clean sheet”. È vero che nelle ultime tre uscite i giallorossi hanno risposto con altrettante reti – cinque di Iemmello, una a testa per Buso e Pompetti – incrementando il bottino che nei primi tre mesi di torneo li ha visti stentare notevolmente (appena undici centri in dodici incontri).
Caserta non ha sbilanciato la squadra per aumentare la trazione offensiva tralasciando l’altra fase, però qualche corto circuito rispetto a prima si nota: i gol subiti in transizione, per esempio, dalla Reggiana e dal Mantova (in entrambi i casi il secondo gol degli avversari) con la difesa molto alta, sono stati errori evidenti, sottolineati dallo stesso Caserta, per non parlare di almeno il primo sigillo della Sampdoria a Marassi, il frutto di un recupero alto che ha sfruttato il fianco destro scoperto delle Aquile.
Al di là della giornata storta di Bonini (capita a tutti), le fasce si stanno rivelando il vero problema perché la rosa è stata costruita per il 4-2-3-1, quindi con esterni offensivi e terzini, non per il 3-5-2 con cui la squadra ha trovato adesso più certezze.
Insomma, Caserta sta facendo di necessità virtù con le caratteristiche e gli uomini a disposizione: Compagnon e Seck hanno una spiccata vocazione da attaccanti, quindi o non difendono come Seck (sul gol di Sekulov non ha neanche accennato a coprire) o vanno in difficoltà se sono costretti a farlo a lungo, come Compagnon (nel finale, quando la Samp pressava con l’uomo in più e da quel lato ha costruito l’azione del pari); Cassandro e Ceresoli sono più difensori (idem il mai utilizzato Turicchia), per cui non possiedono le caratteristiche per incidere che invece ha D’Alessandro, che se le cava pure dietro, ma perde brillantezza davanti se costretto al doppio compito.
Perfetto, a destra come a sinistra, è solo Situm, fermo per infortunio (prima al polpaccio destro, ora a quello sinistro) dalla gara con il Sudtirol. Coprirsi meglio anche sulle corsie – in attesa del rientro del croato – sembra la strada più adatta per crescere.

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