Catanzaro
L’occasione buttata al vento a Cosenza può essere dimenticata subito. Domani al “Ceravolo” arriva la Salernitana in crisi, niente di meglio per tornare a vincere a patto di riuscire a dimostrare che l’1-1 nel derby non ha lasciato scorie sul piano mentale. È questo il maggior interrogativo del giorno dopoper una squadra che è letteralmente scomparsa dal campo dopo il vantaggio. Sarà stata l’inconscia illusione di avercela fatta anche in virtù della superiorità numerica? Forse, fatto sta che è incomprensibile un atteggiamento del genere da parte di giocatori esperti come quelli giallorossi. È vero, come ha spiegato Caserta, che sarebbe bastato gestire meglio alcune situazioni, invece di farsi prendere dalla scarsa lucidità e da un black out inquadrabile a fatica visto che gli errori più marchiani nell’infinito recupero li hanno commessi gli over 30, da Iemmello incappato nella classica giornata no a La Mantia subentrato con la stessa vivacità di chi si alza da tavola alla fine del pranzo di Natale. Le colpe sono comunque da dividere un po’ fra tutti: Scognamillo ne ha combinate di ogni colore (braccio da cui il rigore compreso), Petriccione è calato dopo 80 minuti in cattedra, in generale si è avuta la sensazione che la squadra avesse paura da un lato e provasse a strafare, dall’altro, nelle circostanze in cui in contropiede ha cercato il raddoppio: nella contabilità si possono inserire il maldestro liscio di La Mantia su una grande azione a sinistra di Brignola; Iemmello che serve Brignola invece di allargare per il tutto solo La Mantia; palloni respinti a caso in fallo laterale; giocate un po’ testarde dei singoli; tutte soluzioni che hanno permesso al Cosenza in 10 di avere sempre un’altra chance. Magari i centimetri di Antonini sugli assalti avversari sarebbero serviti, Biasci avrebbe infastidito chiunque in pressione, però se non risponde chi è in campo non è che le colpe siano solo di chi dirige dalla panchina. «Abbiamo tutti l’amaro in bocca per com’è finita, ma garantisco al mille per mille sul cuore che questa squadra ci ha sempre messo», ha detto Iemmello rispondendo al “richiamo” non tanto benevolo degli Ultras giovedì sera, una volta rientrati in città. «Da quando abbiamo segnato anziché andare avanti siamo andati indietro, ma non deve essere assolutamente vista come una sconfitta e dobbiamo essere positivi», la puntualizzazione del capitano che ha chiesto il supporto della tifoseria per la gara con la Salernitana. Va detto che il Catanzaro non ha dato il suo meglio nemmeno prima del bel gol di Pompetti (a un passo dal rinnovo contrattuale), ma dopo aveva l’obbligo di fare meglio. Incompiuto. Al di là dell’amarezza per non aver vinto un derby obiettivamente alla portata, il Catanzaro ha finito il girone d’andata al settimo posto in classifica, con gli stessi punti di società più ricche e ambiziose come il Palermo e il Bari o del Modena (che a differenza delle Aquile è stato costruito apertamente per i playoff), due lunghezze più sopra del Brescia, quattro in più di una Samp fuori dalla zona playout solo per gli scontri diretti. Un cammino non male, però fin qui non si può dire che il Catanzaro sia una squadra davvero compiuta. Il motivo è nel paradosso del girone d’andata dei giallorossi, che hanno vinto 2 delle 4 partite contro avversari alla stessa altezza nella graduatoria (Palermo e Carrarese) e un’altra con il Brescia lontana meno di un break, mentre hanno steccato almeno parzialmente con tutte quelle che stanno più in basso tranne il Sudtirol: Reggiana, Cittadella, Frosinone, Cosenza e la Salernitana in arrivo al “Ceravolo” l’hanno passata liscia prendendosi un punto a testa. Se non si ha ancora la forza per battere chi sta davanti, accontentarsi con chi sta dietro può diventare un problema.
Cosenza
Il carattere del Cosenza è tornato a fruttare punti. I rossoblù, nel derby, hanno evitato una sconfitta che sarebbe stata beffarda a pochi secondi dal termine. Anzi, quando tutti attendevano ormai il fischio finale di Aureliano, il gol di Riccardo Ciervo ha permesso ai cosentini di conquistare un punto importante principalmente sul piano del morale. La classifica rimane fortemente precaria perché a causa dei 17 punti attuali, al giro di boa, i silani condividono l’ultimo posto con il Sudtirol. La salvezza diretta è distante 3 lunghezze, i playout sono due spanne più su. Tutto è ancora possibile e l’1-1 con il Catanzaro è il miglior viatico per presentarsi alla seconda parte di stagione, con la consapevolezza che la “tigna” ribadita contro i cugini giallorossi può diventare un’arma in più da presente al tavolo della serrata lotta salvezza. Nel torneo cadetto, il Cosenza è la quarta compagine per il numero di volte che è passata in svantaggio nelle prime 19 giornate. I rossoblù sono andati sotto nel punteggio in 11 circostanze. Non sono mai riusciti a capovolgere completamente il punteggio ma in 5 di questi casi tuttavia sono riusciti a sommare un punto. Un dato che se da un lato può denunciare la fragilità strutturale dell’organico, che si è ritrovato in una condizione di scapito nei confronti dell’avversario nel 57.89% delle partite giocate sin qui, dall’altro restituisce l’immagine di un gruppo unito, coeso e vivo. Il Cosenza si è già ritrovato sul fondo della classifica il 26 dicembre 2022 ma la fotografia di quelle carenze e difficoltà era ben differente dall’odierna, una situazione sulla cui drammaticità della situazione pesa in buona sostanza anche la forte penalizzazione rimediata per violazioni amministrative. I silani convivono con una forte criticità ormai da fine agosto e malgrado ciò non hanno mai tirato i remi in barca, merito anche e soprattutto di Massimiliano Alvini, l’uomo che ha saputo trasmettere il suo istinto da passionario ai suoi giocatori. L’allenatore toscano ha fatto innamorare la gente in riva al Crati e le sue lacrime di gioia dopo il rigore di Ciervo vincolano in maniera ancora più forte il suo legame con l’ambiente, che ha vissuto l’1-1 di giovedì come una vittoria. Non potrebbe essere altrimenti alla fine di una partita in cui si è ritrovato a giocare in inferiorità numerica in virtù di un clamoroso abbaglio dell’arbitro e che, a conti fatti, ha meritato più del Catanzaro per le quantità di occasioni prodotte. Prima del penalty i rossoblù hanno confezionato le occasioni più nitide al di là dei gol, con Kourfalidis, che sullo 0-0 e in 11 contro 11, ha fallito un rigore in movimento centrando la traversa, e in avvio di seconda frazione ha sprecato un’altra opportunità gigantesca con Kouan, che ha scarabocchiato davanti a Pigliacelli una ripartenza da manuale orchestrata dai Lupi. Oltre al gol giustamente annullato all’ivoriano per un tocco di braccio a pochi centimetri dalla linea di porta, il Cosenza ha legittimato ulteriormente il risultato con il palo colto da Zilli. Malgrado l’inferiorità numerica, i Lupi hanno alzato le linee e creato tanto nel finale, anche complice l’attacco pesante formato dall’atipica coppia friulana costituita dall’ex Spal e da Strizzolo. Designazione. Per la partita di domani pomeriggio contro il Sassuolo è stato intanto designato Alberto Santoro di Messina. Il “fischietto” siciliano ha già incontrato il Cosenza sulla sua strada in tre circostanze. I rossoblù hanno appena sfatato il tabù, dal momento che con lui hanno vinto (3-2) per la prima volta un mese e mezzo fa, nella trasferta di Brescia. In precedenza, con Santoro, i Lupi hanno raccolto un pari interno col Sudtirol (2-2) a settembre 2023. A novembre 2021, i bruzi si erano arresa per 3-1 a Lecce. Anche il Sassuolo ha tre precedenti con il messinese: due sconfitte e una vittoria.