Se la sicurezza di una squadra si misura dalla bravura del suo portiere, il Catanzaro continua a essere in buone mani. Mirko Pigliacelli l’ha dimostrato anche a Bolzano, come in quasi ogni altra partita di campionato. Le ha giocate tutte e ventuno finora, uno dei pochi della Serie B sempre in campo: 1.890 minuti escludendo i recuperi (con i quali supera abbondantemente quota 2.000). Stacanovista senza problemi di usura.
Contro il Sudtirol, il trentunenne è stato importante sei volte su sette. Ha parato le conclusioni di Rover, Molina, Pyyhtia, Zedadka e murato in uscita l’incursione di Praszelik. L’unica beffa – non poteva farci niente – sul primo tiro degli avversari, il destro con cui Pyyhtia ha pareggiato l’incontro: sembrava pure quello più innocuo, non ci fosse stata la deviazione (sfortunata) di Scognamillo il pallone sarebbe finito agevolmente fra le braccia di Mirko, per l’occasione con un berretto da baseball (del Catanzaro club “Milano giallorossa”) sulla testa per proteggersi dal sole contrario nel primo tempo. Ovvio che la rete incassata in Alto Adige non riduce minimamente la qualità della prestazione del giocatore: nessuno è perfetto, però da inizio stagione le Aquile hanno uno dei migliori estremi della categoria per costanza di rendimento e numero di interventi.
L’unione estiva fra un club che cercava un degno sostituto di Fulignati e il portiere che voleva rilanciarsi dopo due annate nella centrifuga di Palermo è perfettamente riuscita. Del resto, da un direttore sportivo che da calciatore ricopriva quel ruolo non ci si poteva aspettare altro se non la scelta giusta. Che non era semplice per diversi motivi: al posto di uno dei protagonisti della promozione dei record servivano esperienza, personalità e bravura non solo fra i pali. E Pigliacelli ha messo in campo tutti questi ingredienti lavorando in silenzio (mai una dichiarazione se non la breve video-presentazione della società, a luglio).
L’esperienza se l’è costruita in anni da titolare in B e nella sua significativa avventura al Craiova, massima divisione romena, lì dove giocava sempre davanti a venti o trentamila spettatori e dove pure si è tolto lo sfizio di segnare – e non solo parare – un rigore. La personalità è insieme conseguenza e premessa della sua carriera. A un ragazzo romano e romanista cresciuto nella Roma sono richieste spalle larghe anche da giovanissimo se vuoi sfondare nel vivaio di Trigoria: lui l’ha fatto, vincendo due Scudetti in giallorosso (con gli Allievi di Stramaccioni, poi con la Primavera) prima di andare a fare fortuna in giro.
Ecco, non ha mai avuto la possibilità di esordire con la prima squadra della Roma e questo è probabilmente il suo più grande rammarico oltre a quello di non aver mai avuto l’opportunità di giocare in A. La bravura, fra i pali e con i piedi, la si nota in ogni partita: sessantuno parate su ottantadue tiri in porta, poco meno del settantasette percento, è un dato fra i più positivi della B (dati Opta) e una costante partecipazione alla manovra dei giallorossi (pur non essendo ambidestro e col tocco da centrocampista come Fulignati). Il Catanzaro, con Pigliacelli, è in buonissime mani e non solo.
Catanzaro in buone mani con la garanzia Pigliacelli
Presente in tutte e ventuno partite di campionato
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