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Continuità. Non c’è sostantivo più adatto a definire il Catanzaro di Fabio Caserta. Tante altre squadre pagherebbero per avere la regolarità che da cinque mesi lascia in quota i giallorossi. Iemmello e soci saranno pure i re dei pareggi in Serie B (quindici in tutto), però non perdono mai e da dicembre hanno decisamente alzato i giri abbinando il gioco ai risultati: si esprimono bene ovunque e contro chiunque.
Fra i tifosi si è parlato e discusso tanto del cambio della guardia compiuto in estate. Dopo due annate straordinarie c’erano legittimi dubbi su cosa avrebbe portato la rivoluzione tecnico-dirigenziale un po’ voluta, un po’ subita dal club. Dopo venticinque giornate quei dubbi sono stati spazzati via e l’obiettivo minimo è già in tasca: l’ultimo sudato, voluto e meritato successo contro il Cittadella, griffato dal solito Iemmello, ha reso la salvezza una formalità cui manca qualcosina per trasformarla in aritmetica. Difficile ipotizzare questa posizione di classifica nei primi due mesi di campionato, quando le difficoltà erano evidenti. Invece per le Aquile è validissimo il detto che i cavalli di razza si vedono alla fine: il Catanzaro sta dimostrando di esserlo senza più temere il paragone con quello spettacolare, ma pure più altalenante, dello scorso torneo.
Anche un anno fa, dopo venticinque giornate, i punti in classifica erano trentanove. Non c’è stata la stessa dose di applausi in giro per l’Italia, tuttavia non si fanno neanche i conti con le “belle sconfitte” di un anno fa. Modi diversi, uguale resa e in più, in questa annata, più praticità e solidità, aspetti che vanno benissimo in un torneo stra-equilibrato dietro il trio di testa. Aggiungendo al contesto generale di un quinto posto i dati più specifici del quinto miglior attacco con trentaquattro gol all’attivo, della quinta miglior difesa (ventisei gol subiti) e della quinta miglior differenza reti (con un solido più otto) c’è un quadro ancora più completo.
La gara con il Cittadella è stata emblematica perché un avversario rognoso come i veneti, che pressa a tutto campo e non lascia spazi, il Catanzaro l’ha sofferto più di una volta, anche nella stessa partita d’andata. Ecco, per come sono stati depotenziati i punti forti degli avversari, che fuori casa hanno un bottino peggiore solo delle prime quattro, Caserta e i suoi calciatori sono stati da manuale. Alla lunga sono riusciti ad aprire i varchi utili a colpire, e il gol l’avrebbero meritato anche prima di quello regalato a Iemmello dall’errore della difesa ospite: in due o tre occasioni, subito prima e subito dopo l’ingresso e la quasi immediata uscita dello sfortunatissimo D’Alessandro, sono stati creati i varchi prima inesistenti a destra, coinvolgendo il braccetto e il centrale difensivo, così come a sinistra, dove ha cominciato a pagare il lavoro coordinato fra Pontisso e Quagliata. Senza strafare, ma anche rischiando pochissimo.
Che alla fine il Var abbia imposto di cancellare il gran bis del capitano è stata la solita questione di centimetri individuata in un monitor nel centro di Lissone, oltre mille chilometri più a nord del “Ceravolo”. Ma serviva altro per rovinare il San Valentino ai giallorossi.
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