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La vittoria di La Spezia è quella della consacrazione. Con i piedi ben piantati a terra e la consapevolezza di poter tenere testa a chiunque, il Catanzaro ha sbloccato il livello successivo, come se fosse in un videogioco. Senza montarsi la testa, perché l’umiltà sempre predicata da Fabio Caserta è il vero segreto, però se dopo ventisette turni questa squadra è quarta in classifica vuol dire che vale più dell’obiettivo minimo: consolidare la categoria è giusto, farlo divertendosi e con leggerezza è anche meglio.
Dall’inizio del campionato il Catanzaro ha maturato le competenze – tecniche, tattiche – che servivano per ottenere ciò che ha ottenuto domenica: un successo pesante contro una delle tre big che si giocano la promozione diretta. Sono partiti piano, hanno impiegato un po’ a carburare e trovare l’equilibrio, hanno sbattuto la testa, fatto i conti con qualche pareggio di troppo e con una parte dell’ambiente quantomeno impaziente, ma è da un po’ che i giallorossi sono diversi rispetto a quelli di agosto-settembre.
Già due mesi fa, quando avevano perso l’ultima partita proprio contro lo Spezia, erano un’altra cosa, tanto da non meritare il ko, ancora un mese dopo erano andati vicini al colpaccio con il Pisa. Un passo alla volta, sono state premiate le virtù dei forti, la pazienza e il lavoro quotidiano con un blitz ancora più significativo perché i liguri non perdevano in casa praticamente da un anno (28 febbraio 2024) e in questo torneo non l’avevano mai fatto. L’ennesimo segno di carattere, come da Dna… calabrese, anche se sul piano del carattere davvero non c’era bisogno di ulteriori dimostrazioni: più il gioco si fa duro, più le Aquile si esaltano, altrimenti non avrebbero recuperato più di tutti da situazioni di svantaggio (ben tredici punti).
A La Spezia hanno resistito quando bisognava farlo e colpito quando hanno potuto. Anzi, avrebbero potuto segnare anche prima del bellissimo gol di Pittarello, eccellente finalizzazione individuale di un’azione corale eseguita a puntino (ne parliamo meglio di fianco). Iemmello, Pagano e Quagliata erano arrivati tre volte davanti al portiere avversario e non per sortite episodiche, ma su manovre pensate e costruite: altro segnale importante, questo, perché ribadisce che il Catanzaro poggia su idee solide, messe a punto nel corso di una stagione in cui sono cresciuti tutti, da Caserta in giù. Poi, certo, ci sono le individualità e se continua a segnare gente che finora non l’aveva fatto è chiaro che stia migliorando tutto quanto.
Pittarello è uno di quelli che si è preso la scena meritatamente: era ancora a secco in giallorosso pur avendo sfiorato la rete in varie occasioni (a partire da una traversa alla seconda giornata contro la Juve Stabia), ha vissuto momenti complicati (come ogni punta senza gol), ma è stato ripagato dal centro più pesante di questo girone di ritorno, se non di tutto il campionato. Non centrava il bersaglio dal 5 maggio, quando ancora era al Cittadella (contro il Bari), ma forse aveva un conto aperto con lo Spezia, punito con una doppietta nel campionato scorso (anche lì da subentrato e in 21’). Chissà che non abbia sbloccato anche lui un livello successivo nel personalissimo videogioco.
La salvezza è davvero a un passo, poi ci si potrà soltanto divertire. Senza pressioni, come l’anno scorso. Un nuovo privilegio guadagnato sul campo.
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