Vincere per la classifica, ovvio. Per i tifosi, certo. Per ripartire dopo una brutta batosta come il 4-0 di Cremona, naturale. Ma aggiungere lo sfizio di togliersi anche un sassolino da una scarpa davvero non ha prezzo. Nel caso di Fabio Caserta più che un sassolino si può tranquillamente parlare di una pietra bella grossa, visto che il suo rapporto con il Cosenza – inteso come società – non è mai decollato e giusto un anno fa, l’11 marzo, finiva prima del tempo per un esonero che il tecnico non ha mai accettato e ha avvertito come «un’ingiustizia». Dopotutto, gli era stato affidato come obiettivo da centrale la salvezza, «anche all’ultima giornata», per evitare gli affanni playout delle stagioni precedenti e lui ci stava riuscendo senza problemi, navigando quattro punti sopra la zona playout e tre punti sotto quella playoff. Più che il posizionamento in classifica, a Caserta era costato caro perdere il derby di ritorno dopo quello d’andata (nel turno successivo avrebbe pareggiato con il Cittadella in casa), il mancato appoggio della piazza e forse pure qualche indicazione societaria lasciata cadere, magari su quel Florenzi che nelle stanze dei bottoni avrebbe dovuto giocare e invece difficilmente trovava spazio in una linea offensiva che aveva raggiunto l’equilibrio con Tutino punta, Mazzocchi e Marras larghi e un trequartista di quantità, inserimenti e rotture. Insomma, il quarantaseienne non ha beneficiato in rossoblù della stessa calma che gli è stata garantita a Catanzaro. Dove ha dovuto sconfiggere lo scetticismo di una parte dell’ambiente, ma l’ha fatto con le spalle coperte: il resto è storia recente, cioè un avvio a rilento seguito da risultati, gioco e l’attuale quinto posto che è abbastanza sorprendente se raffrontato ai programmi iniziali (salvezza) e alla pesante eredità con cui doveva fare i conti (quella di Vivarini). La fiducia che si è guadagnato fra i tifosi anche per il suo modo di essere, schietto e sincero, definisce un quadro che per essere completato manca dell’ultimo tassello: il successo nel derby. C’era andato vicino il 26 dicembre, nella partita d’andata, quando poi il Cosenza ha pareggiato su rigore a maxi-recupero concluso il vantaggio di Pompetti. Ma quella versione del Catanzaro non era stata brillante, aveva faticato nonostante fosse con un uomo in più dalla metà del primo tempo e poi si era fatto rimontare. «Ci ha traditi la troppa voglia di vincere e abbiamo sbagliato a gestire alcune situazioni, è stata un’occasione persa», ammise poi l’allenatore, che avrebbe comunque ritrovato una squadra più matura fin dalla gara successiva (vinta con la Salernitana) e tanto efficiente da riuscire a infilare un girone di ritorno a ritmo… Sassuolo, cioè da prime posizioni. Domenica Caserta diventerà il primo allenatore ad aver vissuto tutti e due i derby su entrambe le panchine in due campionati consecutivi, meglio anche di Gianni Di Marzio che ne fece due col Catanzaro e l’anno dopo uno, da subentrato, con il Cosenza. Un piccolo primato che non conta nulla così a bocce ferme, ma diverrebbe importantissimo se riuscisse ad abbinare la vittoria. È ciò a cui sta lavorando con tutte le sue forze.