Se prima era una buona riserva di caccia, ultimamente è diventato un terreno più ambiguo, nel senso che da predatori ci si può trasformare anche in prede. È successo più volte di recente ed è un altro dato che testimonia l’affanno del periodo: prima di questo mesetto dai risultati meno lusinghieri (una sola vittoria, due pari e due sconfitte), il Catanzaro era sempre uscito alla distanza e spesso aveva piazzato i colpi decisivi nell’ultimo quarto d’ora di una partita, cioè nella sua fase più cruciale. Un gol da un lato, mentre la solidità dall’altro faceva il resto, permettendo a Caserta di portare al traguardo il bottino. Adesso questo aspetto è meno marcato, tanto che i giallorossi non hanno più la stessa sicurezza di prima scollinata la mezz’ora della ripresa. Non è un problema assoluto: il saldo complessivo fra gol all’attivo e al passivo dopo l’intervallo continua a sorridere alle Aquile, che pure a Carrara hanno rafforzato il proprio score segnando due volte al rientro dagli spogliatoi (28 centri, peggio solo di Sassuolo e Cremonese), quasi il doppio delle 16 occasioni in cui Pigliacelli è stato colpito sulle 38 totali, anche in questo caso fra i migliori rendimenti della categoria dopo Spezia e Cremonese e alla pari del Sassuolo.
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