
Le idee del Catanzaro, i soldi del Palermo. Non che la solida gestione della famiglia Noto abbia problemi di liquidità, però non si può paragonare al potenziale economico degli sceicchi degli Emirati Arabi che hanno rilevato il club siciliano poco prima che tornasse in Serie B, ormai tre anni fa. Pesando i portafogli non ci sarebbe mai partita, ma gli euro sul campo contano fino a un certo punto, la programmazione e la bontà dei progetti vale più o meno lo stesso, se non di più, ed è per questo motivo che i giallorossi hanno rifilato alcune significative lezioni ai rosanero targati City group.
Le due magnifiche vittorie ottenute per 2-1 al “Barbera” fra il campionato precedente e il girone d’andata di quello in corso sono entrate di diritto nell’iconografia di ogni tifoso delle Aquile per il modo – senza discussioni – con cui sono state firmate. A Palermo, tuttavia, hanno potuto prendere appunti anche per altro, per esempio su come si manda avanti un progetto seguendo una direttrice chiara che non cambia nemmeno se vengono meno gli uomini da cui sembrava dipendere: è successo la scorsa estate con i «no grazie, me ne vado» di Vivarini e Magalini, allenatore e direttore sportivo, cui il presidente Noto ha risposto pescando gli uomini giusti da mettere nei posti giusti (il dg Morganti, il ds Polito, il tecnico Caserta) senza farsi prendere la mano quando le cose non andavano granché.
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