
Era destino che le strade del Catanzaro e di Alberto Aquilani si incrociassero per proseguire insieme. Troppi legami perché non fosse così: l’idea di calcio comune, il fascino reciproco, l’occasione per l’uno e per l’altro, mille motivi e una sola speranza, quella di coniugare il bel gioco ai risultati, quindi vincere e divertirsi.
«Evidentemente questo matrimonio si doveva fare e mi viene da dire scusate il ritardo», ha spiegato il nuovo tecnico giallorosso appena entrato nella sala stampa del “Ceravolo”. La presentazione allo stadio è stata la tappa intermedia della sua pienissima giornata catanzarese scivolata via fra l’arrivo in aeroporto, le riunioni in società per programmare ritiro (dal 15 luglio, con qualche giorno di lavoro precedente in città) e amichevoli (almeno tre), i sopralluoghi sui campi di allenamento (Giovino e San Floro), le foto di rito.
«L’anno scorso non sono venuto perché avevo bisogno di staccare e fermarmi, quando mi hanno richiamato stavolta era il momento giusto», ha aggiunto il quasi 41enne Aquilani, corteggiato inutilmente 12 mesi fa dopo due scontri da avversario, come allenatore del Pisa, affascinanti in modo reciproco perché con i toscani proponeva il tipo di calcio che aveva di nuovo reso grande il Catanzaro: «Sono legato a questa squadra dalla Serie C, la squadra, il club, la città e la tifoseria avvicinano tanto questa piazza a ciò che intendo e provo io».
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