
Se un ciclo si ritiene finito, non c’è telefonata che tenga: può provare a farti cambiare idea il nuovo allenatore, il direttore sportivo o la stessa società, ma quando una decisione è presa, difficilmente si ritorna sui propri passi. L’importante è mettere in chiaro le cose fin dall’inizio, e anche da questo punto di vista Tommaso Biasci non ha sbagliato una virgola: senza rancore o malumori, il futuro dell’attaccante è lontano dal Catanzaro per una scelta personale che il club ha condiviso (suo malgrado).
Dopo tre anni e mezzo, 136 partite e 44 gol, una promozione dalla Serie C, due playoff di Serie B e due stagioni in doppia cifra, bel po’ di reti pesantissime e uno spazio non banale nella storia delle Aquile, di cui è diventato l’ottavo marcatore all time, il trentenne toscano sente la necessità di trovare nuovi stimoli e motivazioni.
Insomma, si tratta semplicemente di chiudere in bellezza e da protagonisti, non per soldi (offerte concrete ancora non ce ne sono), tantomeno per questioni tecniche, visto che il nuovo allenatore avrebbe voluto riservargli un ruolo importante: Aquilani si riferiva soprattutto a Biasci, una settimana fa, dicendo che sperava «di far cambiare idea a chi vuole andarsene». Solo che la strada non è praticabile e l’unica cosa che resta è prenderne atto. Tra l’altro, la punta e il suo agente lo avevano sottolineato già l’anno scorso al momento del rinnovo del contratto: il prossimo (cioè quello da poco concluso) sarà l’ultimo campionato in giallorosso.
Biasci avrebbe potuto salutare già alla fine della scorsa sessione estiva perché era tutto pronto con il Cesena, ma non se l’è sentita. Stavolta è diverso e un aspetto non secondario è la modalità dell’addio: chi lo vuole dovrà comunque riconoscere il prezzo del cartellino al Catanzaro, che dunque non lo perderà gratis con l’avvicinarsi della scadenza naturale (30 giugno 2026). Bisogna capire “quando” si consumerà la separazione nel corso dei prossimi due mesi, ma il nodo non è più il “se” si consumerà.
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