
L’emblema della fame e della gavetta. Quindi dell’umiltà, che il Catanzaro non può perdere nemmeno dopo due anni in cui si è avvicinato al sole. Come Icaro, ma senza bruciarsi. Era da qualche stagione che Luca Pandolfi si scontrava da avversario con i giallorossi: veloce, mobile, pericoloso sempre, ben al di là dei risultati conseguiti dalle squadre con cui li ha affrontati fra Turris, Juve Stabia e Cittadella. Ora che veste la maglia delle Aquile, quelle stesse qualità possono essere applaudite, non più temute.
«Ha ventisette anni ed è nel pieno della carriera, pronto a esprimere tutto il suo potenziale», è stato il biglietto da visita che Ciro Polito ha mostrato presentando il nuovo centravanti acquistato in prestito con obbligo di riscatto dal Cittadella. Il ds lo seguiva da quando giocava fra i dilettanti nel Portici: «Gli ho ricordato un suo gol di quella stagione, otto anni fa, e lui è rimasto sorpreso», ha aggiunto l’uomo mercato, spiegando che il giocatore è uno con i colpi «alla Pietro», nel senso di Iemmello.
E non ha torto, basta dare un’occhiata alle sue reti per capire che non è solo uomo d’area e che pensa – e realizza – occasioni anche molto complicate. Lo sa bene il Palermo, punito quattro volte in cinque scontri diretti (tutte vittorie) fra Serie B e Serie C.
Napoletano di 27 anni, ex Castrovillari in D e Cosenza in B, Pandolfi si è rivelato un attaccante di categoria negli ultimi due tornei in Veneto, chiusi con otto gol a campionato nonostante il Cittadella non fosse proprio una macchina da reti: «Per me è stata un’esperienza importantissima perché mi ha permesso di esprimermi in B e farmi notare da tutti – ha detto la punta tramite i social del club –. Una tappa centrale che porterò sempre nel cuore perché lì ho fatto vedere chi è davvero Luca Pandolfi».
L'articolo completo è disponibile sull'edizione cartacea e digitale
Caricamento commenti
Commenta la notizia