Si può crescere e migliorare un po’ dovunque, il cartello “da lavori in corso” è ancora appeso con grande evidenza ai cancelli di Giovino. Contro la Carrarese il cantiere è stato evidente ancora una volta, ma alla terza giornata ci sta a patto di rimboccarsi le maniche per correggere le cose che non sono andate per il verso giusto. Una di queste sono stati i problemi difensivi sulle transizioni o sui lanci lunghi della Carrarese, che hanno trovato scoperto soprattutto il fronte sinistro del Catanzaro: un paio di volte la pezza è stata di Pigliacelli, qualche altra di Antonini o Bettella oltre che dei legni. In generale, se si esclude il tiro di Bozhanaj appena fuori area nel primo tempo, su un errore in impostazione di Pigliacelli, i toscani hanno concluso altre dieci volte all’interno dei 16 metri giallorossi, nei quali sono arrivati - calci d’angolo compresi - sempre allo stesso modo, appunto affondando dalle fasce o con le spizzate seguite ai lanci. Fino all’intervallo, oltretutto, la Carrarese ha disinnescato senza troppi problemi la pressione alta del Catanzaro e ha trovato la “discesa” verso l’area avversaria, dalla propria corsia destra, ovvero nel fianco sinistro dei padroni di casa su cui agivano Nuamah da esterno di centrocampo (ma è un attaccante e si è visto) e Di Chiara da “braccetto” sinistro. Erano in affanno entrambi, anche perché lì Iemmello non aiutava come invece faceva Cisse dall’altra parte. Forse non è un caso che le cose siano migliorate quando Verrengia (più difensore) e D’Alessandro (più centrocampo a “tutta fascia”) sono subentrati nella ripresa. L'articolo completo è disponibile sull'edizione cartacea e digitale