Catanzaro, Crotone, Vibo

Domenica 12 Ottobre 2025

Catanzaro, alla ripresa servirà più rabbia (e una vittoria)

La vittoria è il dato che manca di più, l’assenza più evidente e preoccupante per una squadra comunque rinnovata e ancora alla ricerca di un’identità ben definita. Però finora è mancato un aspetto ugualmente importante, anche se meno visibile. Un atteggiamento e un modo di essere che non c’entra nulla con la tattica e la tecnica, ma quando c’è si nota e arricchisce anche l’impostazione tattica e le qualità tecniche: è la cattiveria agonistica, la rabbia che non fa mollare un pallone e permette di colmare pure qualche lacuna. Non si tratta di entrare duro su un avversario o reagire a un fallaccio, ma vuol dire essere pronti e convinti in ciò che si fa. Compattarsi attorno al gruppo. Se una squadra ha “rabbia”, è “cattiva”, i suoi tifosi - e quelli avversari - se ne accorgono immediatamente. Non si può dire che il Catanzaro visto fin qui l’abbia avuta. Probabilmente era anche a questo che Alberto Aquilani faceva riferimento, dopo il ko di Monza, sottolineando che «non si può marcare un avversario in area di rigore a due metri di distanza». Se il Catanzaro ha preso due gol su altrettanti cross nell’area piccola le colpe sono da condividere fra giocatori - che devono difendere attaccati all’avversario nella propria zona - e l’allenatore che li deve preparare a certe situazioni, ma al di là di questo è innegabile che l’aspetto “mentale”, e cioè quello della cattiveria, non c’è stato. Anche e soprattutto in circostanze del genere. Tra l’altro è una cosa su cui ci si può lavorare, magari ne hanno già parlato a Giovino in questi giorni o lo faranno nei prossimi. Non si tratta di diventare una squadra di picchiatori: nelle due stagioni precedenti il Catanzaro è stato fra i meno fallosi. Ma significa non agevolare chi ti sta di fronte. L'articolo completo è disponibile sull'edizione cartacea e digitale

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