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Giovedì 21 Novembre 2024

“Carlo Delle Piane. L’uomo che ho amato”. Al MGFF il libro-ricordo di Anna Crispino, moglie del grande attore

Ritratto intimo e toccante di uno dei più talentuosi attori italiani da parte della donna più importante della vita, ma anche un racconto del valore terapeutico del vero amore, nel libro “Carlo Delle Piane. L’uomo che ho amato” (Martin Eden) della cantante e arteterapeuta napoletana Anna Crispino, moglie, appunto, di Carlo Delle Piane. Il volume è stato presentato ieri dalla stessa autrice al Magna Graecia Film Festival (sezione Magna Graecia Book Festival), nello Spazio Rai Radio 2 della Terrazza Saliceti. Attore caratterista con una carriera prestigiosa alle spalle e film al fianco di Totò, Sordi e Fabrizi, promosso a protagonista da Pupi Avati, diventandone tra gli interpreti feticcio (per i capolavori “Una gita scolastica” e “Regalo di Natale” fu anche premiato a Venezia), Delle Piane viene ritratto in pregi e difetti tipici di un uomo comune. Nel libro si scoprono il suo lato tenero, le sue paure, il rapporto con la musica e con le città più amate, oltre agli aspetti più nascosti svelati dalla donna che più di chiunque altro lo ha amato e compreso e con la quale provò l’ebbrezza del vero amore. Anna Crispino si sposò con Delle Piane nel 2013, e rimase al suo fianco sino a quel terribile 23 agosto 2019, quando l’attore romano si spense al Policlinico Gemelli della capitale all’età di 83 anni. «Ci incontrammo per caso a Santa Maria della Pietà, proprio a Roma – ci racconta Crispino -. Carlo era andato a fare le prove di uno spettacolo e per entrambi era la prima volta in quel teatro. Lui aveva girato da poco il corto sull’Alzheimer “Ogni giorno” e io ero quotidianamente impegnata con i malati di questa patologia; si creò così un’opportunità di scambio sull’argomento. Gli ho lasciato il mio numero e abbiamo cominciato a frequentarci gradualmente, anche se all’inizio ci sentivamo al telefono perché lui era in tournée». Un incontro apparentemente impossibile per la grande fobia di Delle Piane, quella del contatto fisico, che lo ha accompagnato sino alla fine, tant’è che spariva temporaneamente quando si accendeva la cinepresa. «Questa fobia si è manifestata in lui dopo il risveglio dal coma. Non ha mai fatto sedute di psicoterapia, né assunto psicofarmaci. La sua terapia era il cinema, dove si concedeva totalmente perché lì era l’artista». Ma come nasce l’idea di raccontare l’uomo dietro l’attore? «Sono partita da un piccolo paragrafo dedicato a Carlo come persona nella biografia di Massimo Consorti “Signore e Signori, Carlo Delle Piane” (Testepiene), ma quello che mi ha spinta a scrivere il libro è stata l’evoluzione di Carlo, il suo mettersi in discussione. Mi ha sorpreso il fatto che un uomo così strutturato e pieno di paure sia stato capace di fare gesti nuovi e diversi. Questo mi ha confermato che solo un sentimento, un sentire profondo possono far cambiare una persona. Vorrei infatti che il libro comunicasse questo concetto: il sentimento è il motore di tutto. Se non amiamo, non siamo né liberi, né felici al cento per cento; mentre possiamo dare il meglio di noi solo quando ci sentiamo amati e amiamo a nostra volta. Il resto è surrogato».

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