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Servizio di trasporto ancora inattivo, niente scuola per i disabili di Catanzaro

Lo scorso anno ha dovuto attendere ottobre prima di poter rimettere piede nella sua scuola, riabbracciare i suoi compagni e riprendere regolarmente le lezioni. Quest’anno la storia, come in un copione già visto, si ripete. E a rimanere ancora esclusi dalle attività scolastiche saranno paradossalmente proprio coloro che traggono maggior beneficio dalla socializzazione e dalla formazione.

La doccia fredda per Rita Mazzei e Vitaliano Corasoniti arriva lunedì mattina: benché la documentazione sia perfettamente in regola, il figlio diciottenne non potrà frequentare le lezioni e dovrà anche quest’anno attendere che la burocrazia faccia il suo corso prima di poter iniziare la scuola.

Il sospetto che la procedura si sarebbe inceppata nuovamente, Rita lo aveva già avuto al termine della telefonata con l’insegnante dell’Istituto tecnico per geometri, dove Saverio frequenta l’ultimo anno di scuola. Alla segretaria scolastica nessuna comunicazione riguardante l’attivazione del servizio di trasporto era ancora giunta, malgrado si fosse ormai ad una settimana di distanza dal primo suono della campanella.

«Ho provato più volte a mettermi in contatto con la Provincia ma senza ottenere alcuna risposta» racconta la madre di Saverio, diciottenne iscritto al quinto anno di scuola e affetto da un disturbo dello spettro autistico. Solo mercoledì la signora riesce ad avere notizie: «Un altro brutto colpo per la mia famiglia e per Saverio», dice Rita. Dall’altro capo del telefono le viene spiegato che non sono ancora stati stanziati i fondi dalla Regione per poter attivare il servizio.

Anche quest’anno l’avvio dell’anno scolastico diventa quindi un’incognita per il diciottenne e per tanti altri studenti che, come Saverio, non potranno frequentare le lezioni finché non saranno stanziate le risorse e avviate le gare pubbliche. Tra una settimana o tra un mese, la formazione di giovani studenti non autonomi o che scontano deficit cognitivi e motori diventa così ogni anno una variabile che posticipa di giorni e settimane un’integrazione più enunciata che praticata.

«Non ci sono i soldi, così mi hanno spiegato, ma cambia poco perché nei fatti mio figlio lunedì non potrà andare a scuola, così come tanti altri ragazzi nelle sue stesse condizioni – aggiunge Rita –. Io ci tenevo particolarmente, lo avevo anche preparato perché a scuola ha la possibilità di stare assieme ai suoi compagni, si conoscono da una vita! Uscire di casa e stare a contatto con altre persone ho notato che lo aiuta, altrimenti subisce brutti peggioramenti».

«È vergognoso – rincara la dose Vitaliano, padre di Saverio – siamo completamente abbandonati a noi stessi. Per poter integrare giovani affetti da queste patologie non ci sono centri di aggregazione in città e addirittura si fatica a farli prendere in cura da cliniche private. Mi sono personalmente rivolto a due centri ma mi hanno risposto che il caso di Saverio è troppo complesso e che non sono dotati di specialisti adatti. Lo hanno scartato. Siamo solo io e mia moglie a prenderci cura di ogni sua necessità, ma dover sopperire ora anche alle carenze delle istituzioni o dover subire ogni anno questi ritardi, credo sia troppo».

«Ci troviamo sempre a dover combattere – aggiunge ancora Rita – e invece di andare avanti, facciamo sempre passi indietro».

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