Chiesto l'ergastolo per i due romeni sotto processo davanti alla Corte d'Assise di Catanzaro perché ritenuti responsabili dell'uccisione di un anziano di Pizzoni. Omicidio volontario e rapina aggravata i reati contestati a Dorel Varga di 39 anni (difeso dall’avvocato Giuseppe Di Renzo) e Stella Rezmuves Gyongyi di 38 anni di etnia rom, (avvocato Antonio Catalano) nei confronti dei quali il gip di Vibo Valentia, due anni fa, aveva chiesto il giudizio immediato.
Secondo l’accusa i due imputati avrebbero prima colpito alla testa Giglio Palmo Ciancio, 78 anni di Pizzoni, tramortendolo con un colpo alla nuca - dopo averlo picchiato, rapinato e spogliato - per poi gettarlo a mare e farlo annegare nelle acque di Pizzo. Il tutto a scopo di rapina. Una vicenda sulla quale a distanza di qualche mese del fatto (inizialmente si era pensato ad un suicidio della vittima) hanno fatto piena luce carabinieri, Guardia di Finanza e uomini della Capitaneria di porto che hanno agito sotto le direttive del sostituto procuratore Concettina Iannazzo.
Il corpo senza vita dell'anziano venne ritrovato nelle acque di Pizzo nell'agosto del 2016. Seguendo il filo di riprese di videosorveglianza privata, del traffico telefonico (i due utilizzavano su altro telefonino la scheda che era in uso a Ciancio) e facendo leva su vecchi e collaudati metodi investigativi gli inquirenti riuscivano così a ricostruire l’ultimo viaggio di Giglio Palmo Ciancio, partito da Pizzoni con il miraggio di un incontro “galante” ed eccitante e finito, pieno di ecchimosi e lesioni, in pasto ai pesci.
A mettere una pietra tombale sull’ipotesi suicidio la relazione del medico legale Katiuscia Bisogni, nonché alcune “stranezze” relative al ritrovamento degli indumenti del pensionato. In particolare dei jeans recuperati in fondo a una scogliera, girati al rovescio, zavorrati con pietre e soprattutto con vistose chiazze ematiche. Elemento dopo elemento gli investigatori chiudevano il cerchio sulla vicenda focalizzando la donna che accompagnava Ciancio da Vibo a Pizzo a bordo della motoape, i contatti avuti con il complice e le telefonate di quest’ultimo con la stessa vittima.
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