Il caso è scoppiato a settembre del 2016, quando il giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Lamezia Terme, accogliendo una richiesta della Procura, ha disposto un maxi-sequestro di beni per complessivi 26 milioni di euro.
Sotto chiave immobili, tra cui un lussuoso attico nel centro di Roma, numerosi conti correnti, beni mobili e partecipazioni societarie; tutto intestato alla società Infocontact srl, con sede legale a Roimama operante nel settore delle telecomunicazioni tra le province di Catanzaro, Cosenza e Vibo Valentia, e ai due amministratori, di diritto e di fatto, Giuseppe e Mariano Pane.
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