"A Lamezia per fare tutto ci vuole il consenso della ’ndrangheta", la confessione del pentito
Le pagine dell’inchiesta “Quinta Bolgia” restituiscono l’immagine di una città costretta a vivere in catene. Nulla nella vita sociale, economica e politica sembra essere libero dall’imposizione delle cosche. Una commistione che, come riporta l'edizione della Gazzetta del Sud - edizione di Catanzaro, l’ex killer e ora collaboratore di giustizia Gennaro Pulice cerca di far capire così ai magistrati che raccolgono le sue dichiarazioni: "Per esserci lo sviluppo a Lamezia Terme non crediamo alle favole ci vuole il consenso delle famiglie di 'ndrangheta, sennò sviluppo a Lamezia Terme non c’è". "Se a Lamezia Terme non ci sono stati mai supermercati - continua nella dichiarazione - se non quelli di alcuni imprenditori non è che un caso e perché comunque si creano... si creano una sorta di monopolio. Non è che arrivo io che non mi conosce nessuno domani mattina vado e apro a Scinà o a Capizzaglie e apro dei supermercati così. Li apro perché li posso aprire". Stando alle parole del pentito è la ‘ndrangheta a decidere strategie e investimenti, la classe burocratica e politica sembra quasi relegata a ruolo di mero esecutore.