Dapprima le difficoltà di gestione legate all’impiego di un software farraginoso e poco adatto a coordinare il sistema degli inviti in un territorio fortemente disomogeneo e, poi, il black out informativo che ha definitivamente assestato una battuta d’arresto alla diffusione degli screening oncologici.
La prevenzione delle patologie tumorali continua a rimanere il vero tallone d’Achille in una regione, la Calabria, in cui il costo della migrazione pesa come un macigno sulla spesa sanitaria e in cui non si riesce in alcun modo ad innalzare la percentuale degli screening.
Da otto mesi nell’intera provincia catanzarese le attività di prevenzione oncologiche risultano, infatti, sospese dopo le difficoltà incontrate dall’Azienda sanitaria ad accedere al sistema informativo ottenuto in uso dalla Regione Piemonte grazie ad una convenzione stipulata nel 2011 dall’ex giunta Scopelliti.
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