Cocaina e latitanti, ma anche manifesti e santini elettorali. Le ambulanze private, chiamate a colmare le carenze del servizio del 118 dell’Asp di Catanzaro, non servivano solo a trasportare feriti e pazienti. Negli atti dell’inchiesta Quinta Bolgia, che il 12 novembre scorso ha portato all’arresto di 22 persone tra cui alcuni dirigenti dell’azienda sanitaria, collaboratori di giustizia e intercettazioni svelano i “carichi” particolari delle ambulanze.
Ci sono almeno due pentiti a sostenere che a sirene spiegate lungo l’autostrada Salerno Reggio Calabria i latitanti viaggiavano comodi e al sicuro. Tra questi Matteo Vescio, arrestato nel 2012, che ha raccontato ai magistrati della Dda una confidenza che gli era stata fatta da Pietro Rocca titolare di una delle ditte di soccorso finite al centro dell’inchiesta.
C’era un business anche più redditizio del trasporto dei pazienti: la cocaina. Anche la polvera bianca trovava posto nelle barelle delle ambulanze di Rocca e Putrino. A raccontarlo agli inquirenti è sempre il pentito Matteo Vescia che sostiene, anche in questo caso, di aver ricevuto confidenze direttamente da Pietro Rocca.
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