Le cosche della provincia di Crotone erano pronte a scatenare una nuova guerra di mafia per assicurarsi il controllo del territorio. E' quanto ha accertato dalla polizia al termine di un'inchiesta coordinata dalla Dda di Catanzaro che ha portato all'arresto di diversi esponenti di spicco delle famiglie della 'Ndrangheta crotonese. Le misure sono scattate nei confronti di vari esponenti delle cosche di Isola Capo Rizzuto, Crotone e Petilia Policastro accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, tentato omicidio, estorsione, tentata rapina, incendio, porto e detenzione illegale di armi e munizioni. Dalle indagini è emerso che le cosche avevano già pianificato alcuni omicidi. Gli arresti sono stati eseguiti dagli uomini della squadra mobile di Crotone e del Servizio centrale operativo con il supporto delle squadre mobili di Catanzaro, Taranto, Mantova e dei reparti prevenzione crimine di Cosenza, Vibo Valentia e Siderno. Sono in tutto 21 i provvedimenti di fermo eseguiti dagli agenti della Squadra Mobile della Polizia di Stato di Crotone e dagli agenti dello Sco, nell'ambito dell'operazione antimafia denominata "Tisifone" messa a segno tra Isola Capo Rizzuto, Crotone e Petilia Policastro contro esponenti della cosca Arena e dei clan di 'ndrangheta collegati. Associazione mafiosa, danneggiamenti, tentata rapina, armi ed anche tentato omicidio: sono queste le contestazioni che gli investigatori muovono agli indagati raggiunti dal provvedimento restrittivo disposto dalla Procura Antimafia di Catanzaro. Gli agenti della Mobile crotonese con il blitz di stamani, avrebbero sventato degli omicidi già pianificati e maturati in uno scenario di rimodulazione degli equilibri di 'ndrangheta nel territorio crotonese. «La guerra di mafia non era una possibilità peregrina ma concreta». Lo ha detto il capo della Squadra mobile Nicola Lelario nel corso della conferenza stampa dell’operazione «Tisifone» con la quale la Dda di Catanzaro ha portato al fermo di capi e gregari delle famiglie di 'ndrangheta di Isola Capo Rizzuto. «Una guerra di mafia - ha spiegato il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri - nata all’indomani dell’operazione Jhonny che aveva messo a dura prova la pax mafiosa tra le famiglie crotonesi». «Noi sappiamo che l’operazione Jhonny - ha sostenuto il procuratore aggiunto Vincenzo Luberto - è stata necessaria e pericolosa anche perché ha disvelato l’esistenza di un continuo afflusso di capitali verso la galassia delle cosche di Isola Capo Rizzuto. Almeno sei famiglie si contendevano il territorio fino a quando non è arrivata la manna del Cara. Interrotta la manna, le cosche hanno cominciato a contendersi l’unico settore vitale: le scommesse on line, affare che la famiglia Capicchiano aveva deciso di monopolizzare». «I postumi dell’operazione Jonny si sono fatti sentire - ha detto il capo della Squadra mobile di Crotone Lelario - e le famiglie di 'ndrangheta hanno cercato di tornare sul territorio».