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Maxi-frode del gasolio in Calabria, si stringe il cerchio su 11 indagati

Foto archivio

Le frodi, specie in Calabria, non conoscono confini. E se dietro c’è l’ombra della criminalità organizzata, il business diventa tra i più lucrosi in assoluto. In questo caso specifico fra le contestazioni non c’è alcun riferimento a cosche o ’ndrine, ma quando venne messa a segno l’operazione – era il 31 maggio del 2017 – il procuratore Nicola Gratteri usò comunque parole chiare, affiancato dai vertici regionali della Guardia di Finanza: «È stata colpita una nuova frontiera dei reati economici».

C’era soddisfazione per i risultati dell’inchiesta “Oro nero”, sfociata nel sequestro di beni per quasi 2 milioni di euro e nell’esecuzione di dieci misure cautelari (sei in carcere e quattro ai domiciliari) da parte delle Fiamme Gialle; le stesse persone per le quali adesso la Direzione distrettuale antimafia ha chiuso il cerchio facendo notificare l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, anticamera della richiesta di rinvio a giudizio.

Secondo l’accusa, una presunta associazione a delinquere avrebbe sottratto gasolio agricolo all’accertamento e al pagamento dell’accisa, destinandolo a usi soggetti a maggiore imposta, avvalendosi di fatture per operazioni inesistenti. Promotori ed organizzatori del sospetto gruppo criminale, assumendo dunque un ruolo che la Dda definisce «primario», sarebbero stati Vincenzo Albanese, 46 anni, nato a Cosenza e residente ad Altomonte (difeso dagli avvocati Antonio Lomonaco e Domenico Brindisi) e Francesco Mancuso, 35 anni, di Simeri Crichi (difeso dall’avvocato Antonio Lomonaco). I due, stando alle accuse, avrebbero impiegato proprie autocisterne, mettendo a disposizione depositi e garage (a Simeri Crichi ma pure ad Altomonte e Salsomaggioire) e somme di denaro, mantenuto rapporti con i principali fornitori di gasolio, organizzato trasporti avvalensosi di autisti “fidati” e fornito indicazioni su luoghi di consegna o stoccaggio del carburante.

L’associazione a delinquere viene poi contestata a Luigi Rotondaro (56 anni, originario del Potentino residente a Malvito), Francesco Aiello (56 anni, di Castrovillari, residente a San Sosti), Valentino Tasca (49 anni, di Lecco), Luigi Bertolini (62, di Reggio Emilia), Arturo Giuseppe Corrado (75 anni, di Foggia), Biagio Maurizio La Torraca (55 anni, di Morano Calabro, residente a Castrovillari) e Laura Stavale (40 anni, nata a Lungro, residente ad Altomonte).

Soltanto violazioni di natura fiscale sono infine ipotizzate nei confronti degli ultimi tre indagati: Domenico Marinuzzi (59 anni, di Taranto), Paolo Esposito (35, di San Giovanni Rotondo) e Matto Stelluti (61, di Foggia).

La presunta organizzazione criminale avrebbe gestito il contrabbando di oli minerali commercializzati in evasione d’imposta e sarebbe stata radicata nella provincia di Catanzaro ma attiva sull’intero territorio nazionale. Il gasolio fornito dagli indagati, sempre secondo la ricostruzione della Dda, che utilizzavano il gasolio agricolo, sarebbe costato 50 centesimi per litro in meno rispetto al normale carburante per autotrazione, con un guadagno illecito che gli inquirenti definirono in conferenza stampa «milionario».

Adesso le accuse vengono formalizzate nero su bianco nell’avviso di conclusione idnagini, ricebuto il quale i destinatari avranno venti giorni di tempo per presentare memorie difensive o chiedere di essere interrogati. A quel punto la Dda potrà avanzare le proprie richieste in ordine all’eventuale rinvio a giudizio. E l’inchiesta si avvierà a dibattimento dinnanzi a un giudice terzo, di fronte al quale il collegio difensivo (del quale fanno parte anche gli avvocati Valerio Vetere, Sergio Vescio, Liborio Cataliotti, Rolando Sepe, Angelo Lavorato, Rosario Orlando, Antonio Cimino e Giuseppe Fioramante) potrà esporre le proprie ragioni.

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