L'ex parlamentare Giuseppe Galati avrebbe ricevuto i soldi della Fondazione Calabresi nel mondo «indebitamente». Lo mette nero su bianco la Corte di Cassazione che ha rigettato il ricorso presentato dall'ex presidente dell'ente in house contro il sequestro di poco meno di 205mila euro disposto dalla Procura guidata dal procuratore Nicola Gratteri.
Abuso d’ufficio, falso ideologico e peculato, queste le accuse contestate a Giuseppe Galati, al dirigente regionale Giuseppe Antonio Bianco, e Mariangela Cairo, collaboratrice di “Calabresi nel mondo”. Nel mirino degli inquirenti 25 assunzioni ritenute clientelari: Galati, secondo la Procura, avrebbe trasformato la struttura in una sorta di serbatoio elettorale.
E poi c’è il capitolo compensi, come riporta la Gazzetta del Sud in edicola: bypassato lo statuto secondo cui «al presidente della fondazione che sia anche parlamentare nazionale non è dovuto alcun compenso», Galati si sarebbe appropriato di diverse decine di migliaia di euro.
L'ex parlamentare lametino si era difeso sostenendo che quelle somme gli erano state elargite non come presidente dell'ente in house ma nella sua veste di coordinatore di progetti finanziati con i fondi del Por. Una ricostruzione che non ha convinto i giudici della Suprema Corte. Il presidente, in quanto membro del Parlamento, spiega la Cassazione, non aveva diritto «ad alcuna forma di remunerazione per l'attività espletata a favore della Fondazione"
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