Catanzaro, Crotone, Vibo

Sabato 23 Novembre 2024

Serra di San Bruno, risarcito per ingiusta detenzione l'ex assessore Zaffino

Bruno Zaffino a sinistra e Romano loielo studio legale Albanese di Siderno

Risarcito per “ingiusta detenzione” l’ex assessore comunale di Serra San Bruno, Bruno Zaffino. La riparazione è stata riconosciuta dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria la quale ha disposto che, in considerazione del complesso di circostanze legate alla misura restrittiva comminata all’ex amministratore, la somma da erogare a titolo di riparazione sia significativamente raddoppiata. Si tratta, in sostanza, di una determinazione di particolare eccezionalità dal momento che, in passato, tranne che in un altro solo caso, non si era mai verificato il raddoppio dell’indennità risarcitoria rispetto ai parametri aritmetici previsti dall’istituto riparatorio. La sentenza è stata illustrata e commentata nel corso di una conferenza stampa alla quale, oltre a Zaffino, ha partecipato Romano Loielo, collaboratore dello studio legale dell’avvocato Cosimo Albanese di Siderno. “E’ stato un procedimento di riparazione che ha tenuto conto di tutte le circostanze che hanno danneggiato la mia persona – ha sostenuto Zaffino – anche se ancora resta inspiegabile il mio mancato reintegro nella carica di consigliere comunale nonostante sia stato assolto perché il fatto non sussiste”. Zaffino nel maggio del 2011 era stato eletto consigliere comunale nelle fila del Pdl, riportando un gran numero di consensi, tanto che era stato nominato assessore nella giunta guidata dall’ex primo cittadino Bruno Rosi. Pochi giorni dopo l'arresto di Zaffino, il Prefetto di Vibo aveva nominato una Commissione d'accesso agli atti per verificare l'eventuale sussistenza di infiltrazioni mafiose nell'operato dell'amministrazione comunale serrese e nella libera determinazione degli organi elettivi. La verifica ha dato risultati positivi e l’amministrazione Rosi ha continuato ad espletare regolarmente il suo mandato. I fatti risalgono all’anno 2012, quando Zaffino ricopriva in seno all’amministrazione comunale l’incarico di consigliere. Nel corso dell’operazione “Saggezza”, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria e che il 13 novembre 2012 aveva portato all’arresto di 39 persone in diverse province calabresi e nel Nord Italia, Bruno Zaffino era stato accusato di violenza privata aggravata dal metodo mafioso. Al consigliere comunale, in seguito all’intercettazione di una telefonata da lui effettuata, gli si contestava di avere intimato ad un tale Nicola Cocco di non azzardarsi a vendere pali di castagno per conto della ditta Stella di Bari ad una ditta operante in Sardegna, con la quale era in trattativa un altro imprenditore, Franco Iantorno. In seguito a tale contestazione il Zaffino veniva sottoposto a custodia cautelare in carcere dal 13 novembre 2012 al 25 febbraio 2013. Successivamente, espletate le procedure processuali, il tribunale di Locri mandava assolto Zaffino dal reato ascrittogli perché il fatto non sussiste. Da qui l’istanza di risarcimento accolta dalla Corte d’Appello la quale ha ritenuto di raddoppiarla, tenuto conto di una serie di fattori quali le conseguenze sulla sfera psicologica del soggetto, le negative ripercussioni economiche sull’attività d’imprenditore nel settore della produzione e del commercio del carbone vegetale, la sospensione dalla carica di consigliere comunale a quel tempo ricoperta e il danno all’immagine derivante dallo strepitus fori relativo alla vicenda”. Restano ancora, secondo Loielo, alcuni punti che andrebbero sottoposti a rivalutazione. Innanzitutto il fatto che l’attuale ordinanza valuta l’indennizzo sulla base di 75 giorni complessivi di restrizione cautelare, mentre in realtà sono stati 105. In seguito a ciò la somma totale calcolata per il risarcimento ammonta a 17.686,50 euro, che raddoppiata come previsto dall’ordinanza diventa 35.373,00 euro. Facendo invece il calcolo su 105 giorni, come in realtà è, tale somma dovrebbe aggirarsi intorno ai 50mila euro. “Per ottenere la necessaria rettifica –ha detto Loielo – rivolgeremo regolari istanza alla Corte d’Appello”. Tuttavia nelle intenzione della parte difensiva potrebbe esserci anche l’idea di ricorrere in Cassazione, chiedendo che venga fatta una rivalutazione generale del caso.

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