A distanza di circa un anno dalla sentenza di primo grado, si è concluso il processo di appello a carico di due dei tre originari imputati per una tentata estorsione ad alcuni pescatori di Vibo Marina. Reato aggravato dalle modalità mafiose. Gli stessi nel marzo dello scorso anno, al termine del processo con rito abbreviato, erano stati condannati dal gup a 4 anni e due mesi di reclusione ciascuno.
Pene oggi rideterminate dalla Corte d’appello di Catanzaro che ha condannato a 3 anni e 5 mesi Rosario Pompeo Tavella, di 29 anni (avv. Gaetano Scalamogna), e Francesco Fortuna, di 25 anni (avv. Giovanni Vecchio). Al contempo la Corte ha dichiarato il non luogo a procedersi nei confronti di Rosario Primo Mantino, di 43 anni (difeso dall’avv. Vecchio e dall’avv. Sergio Rotundo), deceduto in carcere quasi alla vigilia di Natale.
L’imputato – che lo scorso novembre era stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Giuseppe Pugliese Carchedi e il ferimento di Francesco Macrì, delitto avvenuto nell’estate del 2006 – si è tolto la vita impiccandosi nella cella del carcere di Messina.
Risale al 13 giugno del 2015 la vicenda per la quale Mantino, Fortuna e Tavella, erano finiti sotto processo. Tre anni fa, infatti, nella zona portuale di Vibo Marina antistante la Capitaneria di porto – secondo quanto emerso dalle indagini condotte dalla Squadra mobile di Vibo con il coordinamento della Dda – due persone erano state aggredite da persone armate di bastone, poi fuggite a bordo di un’auto condotta da un terzo uomo.
Una vicenda che fu subito denunciata alla polizia attraverso la quale la vittima insieme al fratello attestavano che la spedizione punitiva era legata alla pretesa da parte degli aggressori di ottenere parte del pescato “sotto forma di omaggio”.
Una richiesta che puntualmente veniva avanzata ogni qualvolta il peschereccio rientrava al Porto. Secondo quanto accertato i pescatori, che in diverse occasioni, pur di restare tranquilli, avevano acconsentito alle richieste, in quella circostanza (ovvero il 13 giugno del 2015) erano stati aggrediti per avere consegnato un quantitativo di tonno pescato inferiore a quello preteso, in considerazione del loro “spessore criminale”.
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