Hanno chiesto d'essere giudicati con il rito abbreviato Ezio e Francesco Perfidio, padre e figlio di Nicotera, accusati a vario titolo dell'omicidio, della distruzione di cadavere e dell'incendio dell'autovettura di Stefano Piperno, 34 ani, docente di Nicotera scomparso da casa lo scorso 19 giugno e il cui corpo semicarbonizzato è stato poi rinvenuto delle campagne di Preitoni, frazione di Nicotera. Il gip del Tribunale di Vibo, Pia Sordetti, ha fissato l'udienza per il prossimo 28 maggio. In precedenza era stato disposto il giudizio immediato su richiesta del pm nei confronti dei due imputati entrambi difesi dall'avvocato Francesco Sabatino il quale ha chiesto il rito abbreviato per padre e figlio subordinandolo all'acquisizione di una consulenza tecnica a firma dell’ingegnere Teodorico Namia sugli aspetti principali dell’indagine (acquisizione telecamere e aggancio celle telefoniche). La vicenda processuale appare alquanto complessa poiché il gip anche in considerazione dei rilievi mossi dalla difesa ha disposto lo stralcio della posizione di Francesco Perfidio riguardo al reato più grave di omicidio disponendo il processo con riguardo alla sola ipotesi di distruzione di cadavere e per spaccio. Al momento, dunque, Francesco Perfidio non è chiamato a rispondere dell’originaria accusa di omicidio per la quale vi era già stato un annullamento da parte del tribunale del riesame. Come parti offese figurano i genitori e il fratello della vittima rappresentati dagli avvocati Nicodemo Gentile e Antonio Cozza. Da quanto emerso Piperno sarebbe stato ucciso al culmine di una lite scaturita da un debito di droga e per le sue pressanti richieste di avere altra cocaina dai suoi presunti aguzzini. Sulla scorta di quanto emerso il 34enne di Nicotera si riforniva, tra gli altri, da Francesco Perfidio (già noto per precedenti in materia di sostanze stupefacenti) tant’è che in passato i genitori della vittima si sarebbero rivolti a lui per chiedere di non dare più dosi di droga al figlio. Tentativo vano a giudicare dai risultati, perché Stefano continuava ad assumere cocaina e a fare debiti con i suoi fornitori.