Il Wwf riaccende i riflettori sulla "Fornace Tranquilla" di San Calogero, di recente balzata agli onori della cronaca per l'omicidio di Sacko Soumayla, ma ben nota per essere stata definita "la discarica più pericolosa d'Europa". Dal 2000 al 2007 nel sito, sequestrato da dieci anni, sono state infatti illecitamente conferite 134mila tonnellate di rifiuti tossici, il 93% dei quali provenienti dalla centrale termoelettrica Enel Federico II di Brindisi.
Una petizione online (Change.org) è stata lanciata dal Wwf per chiedere insieme al sindaco del Comune di San Calogero di adottare l'ordinanza di rimozione dei rifiuti pericolosi ancora presenti nell'ex sito industriale. «Mentre a Vibo Valentia il procedimento penale per disastro ambientale volge verso la prescrizione - viene evidenziato nella petizione - i rifiuti composti da ceneri e fanghi industriali giacciono ancora oggi abbandonati in un'area ubicata tra gli agrumeti, a ridosso del crinale che funge da spartiacque tra il torrente Cenerato ed il torrente Mammella».
«L'Arpacal ha accertato la pericolosità dei rifiuti interrati nell'area dell'ex Fornace di San Calogero, i quali conterrebbero considerevoli quantità di componenti velenosi (metalli pesanti, solfuri, cloruri, fluoruri, nichel, selenio, stagno e vanadio) che continuano a disperdersi nell'ambiente circostante attraverso i fenomeni di lisciviazione e per via aerea. Peraltro, il nichel ed il vanadio, combinati con altri elementi, darebbero origine a composti altamente tossici e pericolosi per la salute umana. È questo il dato allarmante emerso dall'elaborato peritale dell'Arpacal».
«È possibile muovere il primo passo verso il cambiamento semplicemente applicando la legge. L'art. 192 del Codice dell'Ambiente attribuisce al sindaco il potere di emanare nei confronti dei responsabili dell'illecito (produttore compreso) ordinanze di rimozione, avvio a smaltimento/recupero e ripristino dello stato dei luoghi, in caso di abbandono e deposito incontrollato di rifiuti sul suolo, nel suolo e nelle acque superficiali e sotterranee. L'Ente locale dispone degli strumenti per intervenire. Il cambiamento, a volte, passa dalla semplice applicazione della legge. Chiediamo insieme al sindaco del Comune di San Calogero di adottare l'ordinanza di rimozione dei rifiuti pericolosi ancora presenti nell'ex sito industriale».
Nel 2011 scattava l'operazione "Poison" di guardia di finanza e procura. Inchiesta in cui, senza mezzi termini, si parlava di distruzione dell’ambiente «con conseguenze gravi, complesse ed estese» tali «da provocare un effettivo pericolo per un numero indeterminato di persone». Un’area immensa dove tra il 2000 e il 2007 avrebbero, appunto, trovato posto i rifiuti provenienti dalle centrali termoelettriche a carbone di Brindisi, Priolo e Termini Imerese. Metalli pesanti di ogni genere che sarebbero stati sotterrati.
Una discarica da far venire i brividi, in mezzo agli agrumeti e a pochi passi da “Piana delle Querce” dove in un tempo remoto mai dimenticato, le serate d’estate erano illuminate dalle lucciole e movimentate dai racconti antichi dei contadini del posto abituati per saggia e salutare tradizione a proteggere la natura e i suoi frutti. Un luogo mai bonificato per carenza di risorse finanziarie. Uno scempio dell’ambiente, purtroppo, che fino ad oggi è senza colpevoli. L’inchiesta che vede da anni sul banco degli imputati 14 persone, infatti, va avanti a passo di lumaca e nonostante una volta sia stata scongiurata la prescrizione, i tempi si sono di nuovo allungati per cui rimanendo così le cose il processo rischia di essere azzerato.
Ma alla terra dei veleni di località Tranquilla, oltre all'omicidio di Sacko Soumayla, potrebbe essere legata un'altra morte. Quella del titolare dell’azienda Antonio Romeo di Taurianova. L’uomo alcuni anni fa è stato rinvenuto cadavere in circostanze mai sufficientemente chiarite all’interno della propria autovettura. Secondo alcune ipotesi investigative il mezzo sarebbe stato fatto precipitare da persone sconosciute dal costone della provinciale, nel territorio di Coccorino di Joppolo, che porta a Nicotera. Il suo corpo venne rinvenuto in fondo alla scogliera svestito e con una maglia sul capo.
Una tecnica utilizzata dalla ‘ndrangheta per indicare chi aveva visto troppo e non doveva vedere. Uno scenario pertanto che suscitò allora più di un sospetto. Il titolare della ditta di laterizi potrebbe, quindi, essere stato ucciso in quanto scomodo e di ostacolo al traffico dei rifiuti e di conseguenza ai lucrosi affari delle cosche locali. Ciò confermerebbe il concetto in base al quale per anni da queste parti le cosche potrebbero aver fatto affari d’oro con più di una grande impresa mettendo a disposizione discariche dove poter interrare tonnellate di veleni.
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