Non aveva ancora compiuto 17 anni quando il 22 aprile 2004, partecipò con altri tre giovanissimi (tutti maggiorenni e tutti già condannati in via definitiva) all'agguato di 'ndrangheta nel quale morì il 43enne Salvatore Blasco, considerato il braccio destro del boss di Cutro Nicolino Grande Aracri. Per quell'omicidio di mafia commesso quanto era ancora minorenne, nei giorni scorsi Antonio Ciampà, oggi 31enne, è stato definitivamente condannato dalla Corte di Cassazione che ha respinto il suo ultimo ricorso contro la sentenza di appello. Il 31enne di Cutro deve scontare una condanna definitiva a 10 anni e 6 mesi di reclusione. Per questo è stato arrestato dai carabinieri della Compagnia di Crotone. I militari hanno eseguito un ordine di carcerazione emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Catanzaro a carico di Ciampà. Il delitto di Salvatore Blasco per il quale sono già in carcere da anni Antonio Dragone, Giovanni Oliverio e Giuseppe Ciampà, fratello maggiore del 31enne, venne ascritto dagli investigatori della Dda come uno dei fatti di sangue di quella tragica e cruenta guerra di mafia che ebbe come teatro in quegli anni il territorio compreso tra Cutro e Isola Capo Rizzuto.