Sul futuro del polmone verde di Giovino era stata richiesta la maggiore partecipazione possibile. E anche il sindaco, Sergio Abramo, nell'ultimo incontro pubblico organizzato appositamente per discutere del destino dei 232 ettari di terreno che si distendono dal Castace ad Alli, era sembrato piuttosto perentorio: la pianificazione della vasta area sarebbe stata oggetto di un tavolo di concertazione permanente. Un confronto che nei fatti non è tardato ad arrivare.
Già nelle settimane successive Palazzo De Nobili aveva, infatti, ospitato un incontro con i rappresentanti degli ordini professionali, con le associazioni di categoria e quelle ambientaliste. Tutte convocate attorno al tavolo per individuare una linea unitaria con lo scopo di favorire uno sviluppo che si ponesse nel solco degli indirizzi già approvati a suo tempo nella civica assise assegnando all'area di Giovino una destinazione urbanistica a vocazione turistica.
Eppure dal tavolo di concertazione limitato alla sola rappresentanza degli ordini professionali e delle associazioni di categoria, il perimetro della partecipazione si sarebbe potuto facilmente ampliare se solo si fosse applicata la legge urbanistica regionale che disciplina la pianificazione, la tutela ed il recupero del territorio regionale. La norma approvata nel 2002 a Palazzo Campanella fissa anche i principi di partecipazione e sussidiarietà dal momento che la pianificazione territoriale deve «perseguire il miglioramento della qualità della vita dei cittadini, dei connotati di civiltà degli insediamenti urbani, delle connessioni fisiche e immateriali dirette allo sviluppo produttivo e all'esercizio della libertà dei membri della collettività calabrese».
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