Nel capoluogo la cosca cutrese dei Grande Aracri la fa da padrone. La conferma giunge dalla relazione semestrale della Dia, pubblicata nei giorni scorsi. Nel dettaglio, a Catanzaro «si conferma l'operatività dei clan dei Gaglianesi e degli Zingari, operanti soprattutto nei quartieri meridionali, mentre, più in generale, nella provincia permane la forte influenza, anche sotto il profilo imprenditoriale, della cosca cutrese dei Grande Aracri». Che il capoluogo fosse sotto l'influenza dei cutresi, lo si era già appreso dalle numerose operazioni delle forze dell'ordine degli anni scorsi che hanno fatto emergere tutto uno spaccato di predominio rispetto ad altri clan del comprensorio. Come, ad esempio, gli Arena di Isola Capo Rizzuto, che hanno sempre cercato di impossessarsi di una parte del capoluogo per i loro traffici illeciti. La principale attività è ovviamente il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti di tutti i tipi ma non mancano, ovviamente, estorsioni agli imprenditori locali che, se vogliono rimanere “tranquilli”, devono pagare la “mazzetta” al gregario di turno dell'organizzazione criminale. Ma c'è anche il business fiorente degli appalti pubblici dove la criminalità organizzata vuole lucrare a tutti i costi. Attività tutte che vengono messe in atto sul territorio di comune accordo. Le varie anime dei clan hanno trovato un equilibrio con la spartizione del comprensorio; ecco perché quella guerra di mafia che sembrava essere scoppiata con diversi delitti eccellenti (alcuni peraltro rimasti irrisolti) ora sembra essersi sopita. Il riferimento è ai componenti delle famiglie Catarisano-Abbruzzo-Gualtieri-Cossari che, come riferisce la relazione semestrale della Dia, «insistono sui comuni ionici di Borgia e Roccelletta di Borgia, mentre nella zona di Vallefiorita e aree limitrofe risultano operativi i Tolone-Catroppa». Il territorio di Catanzaro, infatti, ha rischiato di diventare diversi anni fa palcoscenico suo malgrado di una spietata guerra fra clan. A svelarlo agli inquirenti è stato il collaboratore di giustizia Santino Mirarchi, le cui dichiarazioni sono state allegate all'inchiesta che ha portato all'arresto di Salavatore Abbruzzo e Francesco Gualtieri per il duplice omicidio di Massimiliano Falcone e Davide Iannoccari. A portare la cellula catanzarese della potente cosca Arena di Isola a un passo dalla guerra con il gruppo Caterisano di Roccelletta di Borgia sarebbero stati gli affari. Mirarchi sottolinea che al centro degli appetiti c'era proprio l'area di Germaneto, con i suoi cantieri sia pubblici che privati. A spingere per la guerra sarebbe stato Domenico Falcone, braccio destro di Mirarchi, e fratello del defunto Massimiliano. La faida tra i clan che si contendevano il territorio di Borgia avrebbe causato almeno altri due morti nella città di Catanzaro. Il primo delitto direttamente ricollegabile al duplice omicidio di Falcone e Iannoccari sarebbe quello di Giuseppe Babbino. Sua era la casa in cui aveva trascorso la latitanza Massimiliano Falcone. venne ammazzato nel quartiere Santo Ianni di Catanzaro il 12 dicembre 2006 a meno di un mese dal ritrovamento dei due corpi carbonizzati a Sorbo San Basile. Per il pentito Mirarchi sempre a Borgia dovrebbero risiedere gli assassini del giovane Giuseppe Fraietta il giovane scomparso nell'agosto del 2009 da casa e i cui resti vennero rinvenuti un anno dopo sulle sponde del torrente Fiumarella. La mira era mettere le mani su un nuovo “business”, quello dell'eolico fino a quel momento appannaggio di altre cosche, ma il progetto sarebbe stato molto più ampio. Si sarebbe creata una vera e propria coalizione contro i Catarisano. Interesse per il business dei parchi eolici che sta proseguendo anche adesso. «Appare opportuno richiamare - si legge ancora nella relazione semestrale della Dia - anche per la provincia di Catanzaro, l'operazione “Via col vento”, che ha fatto luce sull'infiltrazione criminale nella realizzazione dei parchi eolici (nella provincia di Catanzaro l'attenzione degli investigatori è stata rivolta verso il parco eolico di Amaroni). Tra gli indagati figura infatti il sindaco di Cortale, mentre tra i beni sottoposti a sequestro vi è un hotel con sede a Maida, anche questo comune della provincia di Catanzaro». Uno scenario, ovviamente, in continua evoluzione, visto che, a quanto sembra, il clan degli Arena avrebbe lasciato il posto nel capoluogo a quello dei Grande Aracri. Da qui la pax criminale che avrebbe portato a una certa stabilità voluta dai vertici delle cosche locali. La guerra tra clan non solo costa in termini di armi e vite umane ma provoca anche luna maggiore attenzione da parte delle forze dell'ordine e una diminuzione degli affari criminali che, di fatto, non conviene a nessuno. L'edizione integrale dell'articolo è disponibile sull'edizione cartacea della Gazzetta del Sud - edizione di Catanzaro.