Insulti su Facebook, Carlo Tansi condannato a risarcire la Cisal per 20mila euro. A darne notizia è lo stesso sindacato guidato dal segretario Francesco Cavallaro che in questi ultimi anni era finito nel mirino dell'ex dirigente regionale.
«Avremmo potuto e, forse dovuto, scrivere - scrivono dal sindacato - che la campagna diffamatoria portata avanti nel 2016 via “social” dal Signor Carlo Tansi, già Capo della Protezione Civile calabrese, contro la nostra Confederazione, era figlia di affermazioni ingiuriose e denigratorie disancorate da una realtà verificabile o riscontrabile, determinando senza alcun dubbio una grave lesione alla reputazione e all’immagine della Cisal. Ma non lo faremo».
Una lunga nota che ripercorre la vicenda, con tanti "avremmo" e soprattutto la soddisfazione per la condanna.
«Avremmo potuto, e forse anche dovuto – prosegue infatti la Cisal – scrivere che quanto affermato via Facebook dal Signor Tansi sulla Cisal, descritta dall’allora dirigente regionale “il Sindacato della Casta” ha assunto una grave rilevanza lesiva poiché provenienti da un soggetto investito da funzioni pubbliche e, quindi, certamente ritenuto una fonte informativa attendibile. Ma non lo faremo».
«Avremmo potuto, e forse anche dovuto, scrivere che quanto affermato dal signor Tansi nel 2016, il quale sosteneva che “la Cisal è il sindacato che vuole perpetrare gli interessi di una vecchia e dissueta Calabria” facendo riferimento a fatti gravi fino ad instillare l’oscuro, quanto indebito sospetto, di collusioni tra l’organizzazione sindacale di rilevanza nazionale e la criminalità mafiosa, fosse ed è solo il frutto dell’inquietante e del tutto ingiuriosa immaginazione di un soggetto, grazie alle intuizioni e deduzioni sollevate dal nostro legale Mariarosa Calabretta, ritenuto dalla Repubblica Italiana condannato a risarcire il pagamento di ventimila euro per il reato di diffamazione più gli interessi e le spese legali».
«Ma non lo faremo. Non è nel nostro stile. E poi perché lo ha fatto il tribunale di Roma con la sentenza n. 15577/2019 - concludono dalla Cisal - chiudendo una squallida e tristissima vicenda che, tuttavia, ha avuto il merito di portare alla luce e alla vista dei calabresi la vera dimensione di taluni personaggi».
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