Un ruolo importante nella consorteria mafiosa Cerra-Torcasio-Gualtieri è quello di Francesca Falvo, considerata dagli inquirenti la “longa manus” di Ottorino Rainieri, capo cosca finito in carcere nell'operazione “Chimera”. Falvo era diventata infatti l'ambasciatrice del suo uomo e la portatrice all'esterno dei messaggi di natura estorsiva. Era lei che, quando andava a trovare il suo compagno in carcere, riferiva quello che avveniva in ordine ai traffici di natura estorsiva. Era sempre lei che recepiva le direttive del compagno, facendole proprie, al punto da rendersi «parte attiva nella perpetrazione delle singole attività criminose». E lo faceva attraverso i «pizzini» occultati negli indumenti sporchi, così come dichiarato dal collaboratore Catroppa, che avrebbe appreso tali notizie direttamente da Rainieri quando erano in carcere insieme. Affermazioni poi riscontrate dal rinvenimento da parte della polizia penitenziaria della Casa Circondariale di Rossano di manoscritti all'interno dei pacchi in uscita avvolti nelle lenzuola di Rainieri e ritirati in due circostanze proprio da Francesca Falvo. Durante i dialoghi in carcere, consapevoli di essere intercettati, i due fidanzati sussurravano le frasi o comunque utilizzavano parole criptiche ed in parte omissate. In alcuni casi, addirittura, i due non parlavano proprio, ma comunicavano a gesti. Per gli inquirenti, Francesca Falvo conosceva bene le dinamiche interne e gli equilibri delinquenziali della città, in particolare i rapporti tra le cosche dei Cerra-Torcasio-Gualtieri e i Giampà. Anche alla luce di una intercettazione captata dagli inquirenti, nel corso della quale lei fa dei «commenti sprezzanti insieme al compagno, anche in relazione alla scelta di Giuseppe Giampà e Saverio Cappello di collaborare con la giustizia». OTTORINO: mi puoi chiedere quello che vuoi ... questa sera ... vuoi sapere se ho mai ammazzato a qualcuno? no... non ho mai ammazzalo a qualcuno... che vuoi sapere? dimmi che vuoi sapere più ... se ho mai fatto estorsioni? ma hai voglia! FRANCESCA: ma perché non stai zitto al telefono un aflimino? OTTORINO: non me ne fotte un ca.... Un passaggio che per gli inquirenti dimostra come la Falvo fosse a conoscenza della «caratura criminale del compagno e delle sue attività illecite». Anche alla luce di un'altra intercettazione di Ottorino Rainieri: «perché se dovesse succedere mai che mentre io li dico una cosa... c'è una microspia e ci stanno intercettando... a te ti arrestano pure perché tu sapevi questa cosa e non sei andata a denunciarmi... se dovesse succedere che per colpa mia arrestano a te ... io dalla vergogna ... in galera ... mi impiccherei ... l'ho portata in un terreno ... a piedi ... le ho detto ... tu mi puoi fare tutte le domande che vuoi ... le ho detto tutto della mia vita ... dalla A alla Zeta».