Ci sono pure la gestione e la vendita all’asta dell’hotel 501 di Vibo Valentia al centro dell’inchiesta denominata in codice “Scott Rinascita”. Le organizzazioni mafiose hanno prima sostenuto la gestione attraverso i vecchi gestori e nel momento in cui la struttura è andata all’asta hanno cercato di impossessarsene attraverso una società da loro controllata. Secondo quanto emerge dalle indagini - ricostruisce la Gazzetta del Sud in edicola -, esponenti della cosca Lo Bianco di Vibo, ovvero Francesco Barba, Vincenzo Barba e Paolino Lo Bianco, «al fine di eludere le disposizione di legge in materia prevenzione patrimoniale, trasferivano in maniera fraudolenta, intorno al 2006, un pacchetto azionario dell'hotel 501 a Giovanni Giuseppe Mancini, (coinvolto nell’inchiesta ed a cui viene contestato il reato di riciclaggio) immettendo nelle casse della famiglia Mancini 1.200.000 euro di cui una parte, 300mila euro, della “bacinella” comune della cosca Lo Bianco-Barba». Una vicenda quella legata alla rinomata struttura alberghiera vibonese, in passato punto di riferimento per i grandi dello spettacolo e le più importanti kermesse politiche, attorno alla quale gli appetiti delle cosche non sono mai mancati. Dalle rivelazioni di Mantella, emerge, infatti, che i soldi della bacinella dei Lo Bianco-Barba vennero affidati a Giovanni Giuseppe Mancini (classe ‘34), proprietario in quel periodo dell'hotel 501, al fine di reimpiegarli e di aiutare il Mancini a risollevare le sorti dell'albergo.