Una struttura di 'ndrangheta pure all'interno della Casa Circondariale. A offrire importanti spunti ai magistrati della Distrettuale antimafia di Catanzaro anche il pentito Bartolomeo Arena il quale parla dell'esistenza di un “Buon ordine”. In sostanza il pentito avrebbe appreso da Raffaele Pardea, durante la sua ultima carcerazione, che lo stesso aveva assunto la carica di “Capo sezione” spiegando altresì che tale carica spettava al soggetto appartenente alla Locale di 'ndrangheta presente nella città ove ha sede l'istituto carcerario. Senza escludere che tale incarico poteva essere ricoperto anche da soggetti non vibonesi, purché in possesso di un rango criminale superiore.
Si tratta di argomenti sui quali Arena riferisce nel corso di un interrogatorio reso ai magistrati della Dda il 30 ottobre scorso. «Raffaele Pardea - si legge - fa parte dell'organizzazione sin da giovanissimo, a partire dagli anni Settanta. Nel 2012 era presente al mio “battesimo”. I Pardea per oltre vent'anni sono stati dormienti, quindi avevano doti di basso rango, ad eccezione di Domenico Camillò, unico esponente della famiglia che ha sempre “camminato”...».
E tornando all'organizzazione del “Buon ordine” in carcere, dal verbale contenente le dichiarazioni di Arena, emergono altri particolari: «Quando di recente Raffaele Pardea è stato scarcerato mi disse che la sezione in carcere l'ha diretta lui, pur se con qualche dissidio con esponenti del reggino. La carica di Capo sezione spetta sempre ad un soggetto appartenente alla locale di 'ndrangheta del luogo dove insiste l'istituto carcerario, tendenzialmente al soggetto che ha la dote più elevata. Se però in quel momento è presente in carcere un soggetto più carismatico e più “affavellato” sulle questioni di 'ndrangheta, questi - secondo il racconto di Arena - può “rintagliare” il rispetto. Il Capo sezione vibonese può cedere tale carica a qualche esponente proveniente da fuori purché questi abbia il rango criminale molto superiore».
Importantissime le dichiarazioni di Bartolomeo Arena in quanto aprono nuovi e più inquietanti scenari anche sulla vita nelle carceri in generale e di quello di Vibo in modo particolare dove, da quanto si intuisce, a dettare le regole del “gioco” sono ancora una volta gli 'ndranghetisti.
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