Catanzaro, Crotone, Vibo

Sabato 27 Aprile 2024

Nomi e mazzette: il giudice di Catanzaro arrestato per i processi "aggiustati" racconta i retroscena

Marco Petrini (a destra)

Decine di pagine fitte di nomi, date, numeri di procedimenti, circostanze di causa e misura delle dazioni di denaro ricevute: Marco Petrini apre la strada ai magistrati inquirenti verso l’inferno della corruzione giudiziaria, indica al procuratore vicario di Salerno, Luca Masini,  il percorso seguito per giungere al costante tradimento delle Istituzioni. L’ex presidente di sezione della Corte di assise di Catanzaro (ora sospeso dal servizio) ed ex presidente della Commissione tributaria provinciale nel capoluogo di regione, racconta tante cose. E lo fa non solo ammettendo i fatti contestatigli nell’ordinanza di custodia cautelare e comprovati da una impressionante mole di indizi «univoci e concordanti», ma riferendo di altri fatti di cui sarebbe stato protagonista o testimone. Fatti che riguarderebbero avvocati e politici. È lo stesso procuratore Masini a confermarlo davanti al Riesame di Salerno affermando che Petrini avrebbe fatto riferimento a una «caterva di episodi corruttivi». Quando gli atti diventeranno pubblici si conosceranno i volti ed i ruoli delle persone coinvolte in questo squallido mercimonio di provvedimenti giurisdizionali. Di presunti “favori” ottenuti da alcuni magistrati di Catanzaro dalle cosche mafiose di Vibo Valentia, ha parlato con i magistrati campani anche l’ex boss del clan vibonese dei piscopisani, Andrea Mantella, indicando fatti e circostanze rimasti tuttavia privi, almeno fino al momento, di conseguenze. Lo ‘ndranghetista pentito parla di Marco Petrini e di opinioni sul suo conto raccolte negli ambienti della criminalità organizzata. Ambienti nei quali veniva additato come un magistrato raggiungibile. Il collaboratore accenna anche ad altri tre giudici catanzaresi che era possibile “ammorbidire” per il tramite di un legale. Volgari millanterie di mafiosi?

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