Processi "aggiustati" a Catanzaro e i rapporti con giudici e avvocati, Petrini interrogato per 10 ore
Due interrogatori. Sostenuti a quattro giorni di distanza l’uno dall’altro. Il primo martedì 25 febbraio, il secondo sabato scorso. L’ex presidente della Corte di assise di appello di Catanzaro, Marco Petrini, potrebbe aver parlato senza più remore degli inconfessabili e obliqui rapporti mantenuti in questi anni. Mai nessuno, probabilmente, si è spinto negli ultimi decenni tanto avanti nel distretto di Catanzaro. Il contenuto dei verbali, forse proprio per questo, è stato opportunamente secretato dai magistrati inquirenti della procura di Salerno, guidati da Luca Masini. Il 29 febbraio Petrini avrebbe risposto alle domande dei pubblici ministeri per più di dieci ore. D’altronde, quest’uomo apparentemente irreprensibile di cose da dire potrebbe averne tante, visto che è stato anche presiedente della Commissione provinciale tributaria di Catanzaro e magistrato delegato a definire procedimenti riguardanti il sequestro e la confisca di beni di sospetta provenienza. I due legali che assistono il giudice ora sospeso dal servizio, gli avvocati Francesco Calderaro del foro di Castrovillari e Agostino De Caro del foro di Salerno, sembra abbiano lasciato gli uffici giudiziari salernitani non solo affaticati ma pure agghiacciati. Impossibile sapere cosa nello specifico abbia dichiarato il togato finito sott’inchiesta per corruzione in atti giudiziari. Certo, non può escludersi che possa aver fatto riferimento ad altri magistrati gudicanti in servizio nel distretto di Catanzaro, ad avvocati di più Fori ed a pubblici ministeri. Le ammissioni di colpa di Marco Petrini riferibili, infatti, ai singoli episodi che gli venivano contestati con il provvedimento restrittivo notificatogli a gennaio, sono già tutte contenute negli interrogatori sostenuti il 29 gennaio e il 5 febbraio scorsi. E i relativi verbali depositati al Tribunale della Libertà sebbene falcidiati dagli “omissis”. Dunque, nelle deposizioni di questi ultimi giorni il togato non può che aver fatto riferimento ad altro: chissà, magari a quel favoleggiato e mai dimostrato “sistema” che consentiva l’accomodamento di vertenze tributarie, di sentenze penali e di procedimenti relativi a sequestri e confische. Il giudice Petrini viene pure indicato dal collaboratore di giustizia vibonese, Andrea Mantella, leader del gruppo dei cosiddetti “piscopisani”, come componente di una loggia massonica “coperta” e deviata operante in Calabria. Occorrerà adesso capire se su questo punto il togato abbia pure reso dichiarazioni, ammettendone l’esistenza, oppure se si tratti solo di una delle tante “voci” infondate sentite dal pentito nell’oscuro mondo della criminalità organizzata e poi riferite de plano ai magistrati. Tra gli indagati coinvolti nell’inchiesta “Genesi” che ha portato all’arresto dell’ex presidente della Corte di assise di Catanzaro, hanno scelto di collaborare con i pubblici ministeri, oltre Petrini, anche il medico di Castrovillari, Emilio Mario Santoro, collettore delle tangenti finite nelle tasche del magistrato, e l’avvocato Francesco Saraco, coinvolto nell’“aggiustamento” di un processo che riguardava un suo stretto congiunto. Anche i verbali dei loro interrogatori appaiono zeppi di parti omissate.