A novembre scorso era stato arrestato a Firenze con l’accusa di maltrattamenti e lesioni nei confronti dei suoi familiari a Crotone. Adesso, il 47enne pachistano (M. R.) deve anche rispondere di aver indotto al suicidio la propria figlia 16enne a causa della sua condotta violenta.
Per questa nuova pesante contestazione che gli viene mossa, l’uomo, difeso dall’avvocatessa Agata Speziale, dovrà essere giudicato dai giudici della Corte d’Assise di Catanzaro. Così ha deciso questa mattina il collegio del Tribunale di Crotone presieduto da Ersilia Carlucci (a latere Odette Eronia e Anna Cerreta) che, prendendo atto della modifica del capo di imputazione avanzata dal pubblico ministero Pasquale Festa, ha dichiarato la propria incompetenza e ha trasmesso gli atti all’ufficio di Procura per la
prosecuzione del procedimento.
Il comportamento violento del 47enne, come emerse dalle indagini condotte dai poliziotti della Squadra Mobile, avrebbe spinto la figlia minorenne a tentare di togliersi la vita a giugno 2019. E proprio dal gesto della ragazza, deceduta lo scorso 29 febbraio dopo essere stata ricoverata nell'Istituto Sant'Anna in stato vegetativo, è partita l’attività investigativa sfociata poi nell’arresto del "padre padrone".
L’indagine, inoltre, aveva fatto venire alla luce che l'uomo praticava violenze fisiche, psicologiche ed economiche nei confronti dei familiari. I quali, in qualità di parte civile, sono assistiti dagli avvocati Aldo Truncè e Rosa Maria Romano.
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