«Abbiamo trasformato questo ospedale in un centro Covid, ma la struttura, purtroppo, non lo permette». I medici dello Jazzolino a Vibo vanno avanti ma sono ormai stremati, soprattutto dal peso della paura con la quale sono chiamati a fare i conti giorno per giorno. «Inutile nasconderselo, qui non lavoriamo in condizioni di sicurezza; purtroppo dobbiamo andare avanti... non solo perché siamo medici e portiamo avanti la nostra missione ma perché dobbiamo aiutare chi ha bisogno di cure e assistenza». Nonostante la struttura obsoleta e cadente, con alcune stanze chiuse perché in condizioni di estremo pericolo, lo Jazzolino ha fatto la sua parte in tutto e per tutto in questa difficile battaglia contro il virus invisibile. Il lavoro del commissario Giuseppe Giuliano è sotto gli occhi di tutti. Da pochi giorni all'esterno del presidio ospedaliero è stata montata una nuova Tac. Nell'immediato sarà utile a rendere ancora più sicuro il percorso Covid. I pazienti sospetti non attraverseranno più l'atrio principale dello Jazzolino ed i corridoi che portano nell'Unità di radiologia con il rischio di infettare sanitari e altri pazienti. Ma non c'è è solo il problema del virus; in questo momento allo Jazzolino la situazione è piuttosto incandescente. Dopo oltre 40 giorni di stop delle attività ambulatoriali e degli interventi chirurgici (con la trasformazione delle sale operatorie in postazioni Covid) il problema principale è quello di ripartire. Sono in tanti a bussare quotidianamente alle porte dell'ospedale senza poter ricevere risposte. I diritti primari: le cure e l'assistenza, vengono purtroppo calpestati. L'articolo completo sulla Gazzetta del Sud, edizione di Catanzaro