Il procuratore della Repubblica di Vibo Valentia Camillo Falvo ha aperto un’indagine sui ritardi di circa 20 anni per la realizzazione del nuovo palazzo di giustizia di via Lacquari. I lavori sono iniziati verso la fine degli anni '90 e, nonostante siano passati oltre quattro lustri, ancora la struttura non è terminata. Molto probabilmente lo sarà entro quest’anno. Gli inquirenti vogliono comprendere i motivi di questi ritardi tra la posa della prima pietra e la ripresa degli interventi del III lotto - quello conclusivo - avvenuta poco meno di due anni addietro e dopo lo sblocco dei fondi (11 milioni di euro) da parte del Cipe su richiesta del Comune capoluogo (era il marzo 2015, ultimo atto dell’amministrazione guidata da Nicola D’Agostino). Era stata predisposta la gara anche in presenza di un ribasso «monstre», ben il 63%. L’appalto concernente la sola struttura (6,8 milioni) era stato aggiudicato ad una ditta partenopea per 3,2 milioni di euro. Ne era nata una battaglia legale con l’azienda risultata seconda in graduatoria che si è trascinata per quasi un anno e nonostante due pronunce del Tar di Catanzaro sfavorevoli, Palazzo Razza aveva confermato l’appalto alla società campana che però, nel frattempo, era stata messa in liquidazione. Era quindi subentrata la «Si.Ci.» che sta portando a termine gli interventi. Attualmente è accessibile solo il piano terra in cui vi sono gli ufficiali giudiziari, il giudice di pace, i magistrati di lavoro e previdenza, l’aula bunker e la sede dell’Ordine degli avvocati. Ma tutta la struttura, composta da tre piani e un seminterrato, copre una superficie di 9mila metri quadri.