Mucchi di spazzatura sparsi per terra a Crotone accanto ai cassonetti che traboccano, in via Giacomo Matteotti; immondizia a iosa nella centralissima piazza Mantegna; e poi, cumuli di rifiuti in strada pure in via Gallucci, e immagini simili a Tufolo-Farina e nelle periferie. Nonostante la riapertura degli impianti di smaltimento, l'emergenza rifiuti non molla la presa sulla città. Eppure ogni anno il sistema rifiuti costa ai contribuenti crotonesi oltre dieci milioni di euro. Un costo non da poco per le casse del Municipio della città capoluogo che periodicamente si riempie di montagne di spazzatura per strada. Qual è il motivo? La risposta va ricercata nella gestione lacunosa del ciclo dei rifiuti che fa capo alla Regione e che si basa (per la gran parte), su impianti di smaltimento privati.
O meglio, su un unico grande impianto presente in Calabria: il sito di Columbra gestito dalla Sovreco, società del Gruppo Vrenna, che da vent'anni smaltisce una buona percentuale degli scarti della lavorazione provenienti dagli impianti di trattamento pubblici calabresi. Come adesso, con immondizia che arriva anche da Catanzaro, Siderno, Gioia Tauro e Reggio nonostante la discarica sia ormai agli sgoccioli (è stata autorizzata ad abbancare le ultime 7000 tonnellate). Tant'è che nonostante i mezzi dell'Akrea (azienda controllata dal Comune) stiano scaricando una media negli ultimi tre giorni, di 100 tonnellate di spazzatura al giorno nel selezionatore di Ponticelli, le strade continuano ad essere sommerse di immondizia che si è accumulata nei giorni di chiusura degli impianti crotonesi. I mezzi della partecipata nonostante gli straordinari, non riescono a ripulire la città dove in situazione di “normalità” si producono e si smaltiscono 90 tonnellate al giorno di immondizia.
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