L’aula bunker da utilizzare per i processi del distretto di Catanzaro sarà realizzata «nel terreno adiacente al Tribunale dei minorenni», dove esiste un’area inutilizzata, così come proposto dal procuratore capo Nicola Gratteri nel corso dell’audizione di ieri nella Commissione parlamentare antimafia. Lo ha confermato lo stesso procuratore Gratteri, aggiungendo: «È ufficiale, ne abbiamo parlato stamattina».
La soluzione è stata concordata nel corso dell’incontro con il presidente della Corte d’appello, Domenico Intracaso, il procuratore generale facente funzioni, Beniamino Calabrese, e il nuovo presidente del tribunale, Rodolfo Palermo, alla quale ha preso parte anche il presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Catanzaro, Antonello Talerico. L’aula bunker ospiterà, dunque, anche il maxi processo per l’operazione «Rinascita Scott».
Scongiurato il rischio di un trasferimento delle udienze fuori dalla Calabria. In questo modo, sarà recuperato un terreno di proprietà del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria che attualmente è in disuso, con «due metri di erbacce», aveva sottolineato Gratteri nel corso dell’audizione in Commissione antimafia.
Per realizzare l'aula bunker verranno stanziati 4 milioni e in attesa che la struttura sia pronta il maxi processo «Rinascita-Scott» sarà celebrato a Catanzaro, in una tensostruttura che sarà installata nei pressi della casa circondariale del quartiere Siano per ospitare il processo, la cui udienza preliminare è prevista per la fine di luglio.
L’operazione «Rinascita-Scott» della Dda di Catanzaro, per numero di indagati - al momento 413 ma che potrebbero diventare quasi 500 con la chiusura delle indagini preliminari - è l’inchiesta per mafia più poderosa mai portata a termine in Italia dopo il maxiprocesso a Palermo contro Cosa Nostra istruito da Giovanni Falcone. Un’indagine condotta sul campo dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Vibo e dai Ros di Catanzaro e Roma, coordinati dal procuratore Nicola Gratteri e dai pm Camillo Falvo (nel frattempo divenuto procuratore di Vibo), Antonio De Bernardo, Andrea Mancuso e Annamaria Frustaci.
L’inchiesta ha colpito i principali «locali» di 'ndrangheta del Vibonese (i Mancuso di Limbadi, i Lo Bianco-Barba-Pardea di Vibo, i Fiarè-Razionale-Gasparro di San Gregorio d’Ippona, gli Accorinti di Zungri, i Bonavota di Sant'Onofrio, i La Rosa di Tropea, i Cracolici di Maierato ed i Soriano di Filandari) portando in carcere pure avvocati (Pittelli e Stilo), carabinieri e poliziotti «infedeli», impiegati del Tribunale di Vibo, imprenditori e politici come l’ex sindaco di Pizzo, Gianluca Callipo, e l’ex consigliere regionale del Pd, Pietro Giamborino.
Un lavoro investigativo enorme che ha portato anche allo scioglimento per infiltrazioni mafiose del Comune di Pizzo mentre si attende ancora l’invio delle Commissioni di accesso agli atti in altri Comuni al centro dell’inchiesta come Vibo Valentia e Zungri.
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