Una versione di parte. Così l'avvocato Fabio Tino commenta le motivazioni che hanno portato all'arresto del suo assistito accusato di usura aggravata a Chiaravalle Centrale. "È doveroso farle per ripristinare la verità dei fatti, e quindi tutelare la dignità e l'onorabilità del mio assistito invocando il diritto di replica. La notizia dell'arresto, infatti, descrive - come fossero certe - circostanze allo stato non provate né documentate, oltre che rivelate - come da prassi - in assoluta violazione del principio di segretezza delle indagini". Nel mirino del legale alcune tesi accusatorie tutte ancora da confermare: "I militari del luogo hanno bloccato l'uomo mentre riceveva dalla vittima una busta contenente 500 euro", si è detto. "Sin qui è corretto: ma aggiungere, senza condizionali di sorta, 'che la somma era corrisposta e pattuita a titolo di interessi', quando non vi è certezza alcuna sulla natura del rapporto economico tra le parti, il tutto senza peraltro specificare che questa è solo un'ipotesi accusatoria (tutta da provare), è un atto che lede irrimediabilmente l'immagine del mio assistito". "Ed allora è doveroso rimarcare come l'indagato abbia fornito al giudice una versione coerente dei fatti - continua il legale - Di come questi abbia giustificato documentalmente l'incremento patrimoniale con la vendita di un immobile in Soverato, investimenti in prodotti finanziari, la riscossione di canoni di locazione, il tfr e la pensione di reversibilità del coniuge scomparso, ed altre fonti di reddito diverse dal solo stipendio, essendo ben noto il suo secondo lavoro di meccanico al cui pagamento, peraltro, diversi titoli cambiari rinvenuti in abitazione si riferiscono".