Le carte dell'inchiesta "Imponimento", condotta dalla guardia di finanza e coordinata dalla Dda di Catanzaro – che ha portato martedì al fermo di 75 persone fra Calabria e Svizzera – svelano le infiltrazioni del clan Anello di Filadelfia. Sarebbe stato lo stesso boss a imporre la ditta a cui affidare i lavori per la movimentazione della terra nel cantiere per la costruzione del nuovo padiglione alle spalle del Policlinico universitario di Catanzaro. Grazie alla mediazione di un insospettabile - riporta la Gazzetta del Sud in edicola -, il capocosca avrebbe inoltre fatto contattare i docenti componenti la commissione per l’esame di abilitazione alla professione di assistente sociale: l’obiettivo era far passare l’esame con il massimo dei voti alla sorella di uno degli affiliati. Dagli atti dell’indagine emerge, poi, che le strutture turistiche della costa tirrenica tra Vibo Valentia e Lamezia nel corso degli anni erano finite sotto il dominio totale dei clan al punto da divenire veri e propri nascondigli di pericolosi latitanti come Peppe De Stefano, capo indiscusso dell’omonima cosca di Reggio Calabria e Rocco Morabito, la cui latitanza è durata oltre vent’anni. Catturato nel 2017 in Uruguay, il pericoloso boss è riuscito nuovamente a fuggire mentre era in attesa di essere estradato in Italia. Intanto questa mattina avranno inizio davanti ai gip dei Tribunali di Vibo Valentia e Lamezia Terme le udienze per le convalide dei fermi.