Dieci anni dall'avvio dei lavori e sentirli tutti. Perché quella che doveva essere un'opera fondamentale è ancora lì che attende, invisibile tra i rovi. Una delle tante incompiute del Vibonese che avrebbe potuto fare la differenza nella terra che del turismo ne fa un vanto, che dell'ambiente riempie convegni ma che, ogni anno, si ritrova a cercare soluzioni per mare, depuratore e rifiuti. Tra il dire il fare, infatti, c'è di mezzo il… mare e, in questo caso, il depuratore consortile dell'Angitola la cui costruzione rimanda al 2009, quando i comuni di Filadelfia, Francavilla Angitola e parte del territorio di Pizzo (località Colamaio e Difesa) ottennero dalla Regione un finanziamento di tre milioni e mezzo di euro per realizzare la piattaforma nella quale dovevano confluire i liquami e gli scarichi dei tre Comuni, con Filadelfia inizialmente capofila. Un'opera nata male e finita anche peggio, ostaggio delle polemiche e della burocrazia e, naturalmente, finita sotto la lente della Procura. Così avviato il cantiere iniziarono anche le proteste a Francavilla, dove si contestava il luogo dove doveva sorgere. Ma non c'era da perdere tempo per non… perdere i finanziamenti. Quindi, al via i lavori con la consapevolezza che quell'impianto avrebbe potuto consentire di restituire dignità a un mare “violentato” per anni. E i lavori furono completati in un anno ma tutto si fermò lì. Perché a fare passi indietro furono tanti e tra problemi burocratici e i soliti ritardi, da lì allo stop il passo fu breve, così nel 2010 il cancello fu chiuso con un catenaccio. Dietro la rete uno dei più moderni impianti di depurazione della Calabria, se non fosse che quell'impianto non era collegato alle reti fognarie di Pizzo, Filadelfia e Francavilla Angitola. L'articolo completo sulla Gazzetta del Sud, edizione di Catanzaro