Solo la prescrizione ha evitato che la gran parte dei trentatré imputati coinvolti nel procedimento scaturito nel 2010 dall'inchiesta della Procura di Crotone sulle scorie industriali abbancate nell'area dell'ex discarica Montedison di Farina-Trappeto, venissero rinviati a giudizio. Lo scrive il gup del Tribunale di Crotone, Romina Rizzo, nelle motivazioni della sentenza con la quale lo scorso 1 luglio ha prosciolto gli ex rappresentanti legali delle società che dal 1985 al 2005 hanno gestito lo stabilimento chimico ed i direttori che si sono succeduti alla guida della fabbrica, di proprietà prima della Montedison e poi da altre società del gruppo Eni (Agrimont, Enimont, Enichem, Audiset, Agricoltura Spa, Fosfotec), fino alla vendita ai privati: Condea Augusta e Sasol. Per il gup, infatti, i rifiuti depositati sotto la cosiddetta “passeggiata degli innamorati” sono da considerarsi «pericolosi e nocivi per la salute umana», sebbene non siano stati qualificati dai periti come ecotossici. Ma nonostante ciò, le contestazioni di disastro ambientale e inquinamento delle acque sono cadute per prescrizione, perché il decorso del termine è iniziato nel momento in cui - a giugno del 1993 - è «cessata l'attività di immissione di materiale» in discarica. La cui gestione, però, è proseguita in quanto al suo interno «sono presenti rifiuti pericolosi che non avrebbero potuto essere immessi nel sito, i quali continuano a cedere sostanze comunque nocive provocando di conseguenza l'inquinamento».