Violenze psicologiche, pressioni e ricatti per indurre Emanuele Mancuso, «rampollo» dell’omonimo clan della 'ndrangheta di Nicotera e Limbadi, a interrompere la collaborazione con la giustizia avviata nel giugno 2018.
La Dda di Catanzaro ha chiuso l’inchiesta nei confronti di 10 indagati accusati a vario titolo di violenza privata, intralcio alla giustizia e favoreggiamento nei confronti di latitanti. Sono tutti accusati di aver posto in essere condotte (aggravate dalle modalità mafiose) finalizzate a convincere il collaboratore a lasciare il programma di protezione, ritrattare le accuse e non deporre nei processi.
A tale scopo avrebbero anche minacciato Emanuele Mancuso di sottrargli la figlia di poche settimane e tentato di convincerlo a farsi passare per pazzo. Tutto inutile perché Emanuele Mancuso, in un primo tempo fuoriuscito dal programma di protezione, ha poi ripreso a collaborare con la giustizia accusando anche il padre ed il fratello di gravi reati. Tutti gli indagati avranno ora venti giorni di tempo per chiedere al pm di essere interrogati o presentare memorie difensive.
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