Vogliono un nuovo processo che dimostri la loro completa innocenza. Per questo, si sono rinvolti alla Corte d'Appello di Catanzaro sedici delle trentatré persone che lo scorso 1 luglio sono state prosciolte dal gup del tribunale di Crotone, Romina Rizzo, perché i reati loro contestati sono caduti in prescrizione; tra le contestazioni a loro carico disastro ambientale, inquinamento delle acque e realizzazione di discarica abusiva. Erano rimasti coinvolti nell'inchiesta portata avanti dalla Procura nel 2010 sulle scorie industriali abbancate nell'area dell'ex discarica Montedison di Farina-Trappeto. Per i ricorrenti, ci sono i presupposti affinché i giudici di secondo grado dispongano il «non luogo a procedere» perché «il fatto non sussiste». Invece, secondo il giudice per le udienze preliminari, solo l'impossibilità di perseguire le accuse per decorrenza dei termini ha evitato il rinvio a giudizio degli ex rappresentanti legali delle società che dal 1985 al 2005 hanno gestito lo stabilimento chimico ed i direttori che si sono succeduti alla guida della fabbrica, di proprietà prima della Montedison e poi da altre società del gruppo Eni (Agrimont, Enimont, Enichem, Audiset, Agricoltura Spa, Fosfotec), fino alla vendita ai privati: Condea Augusta e Sasol. L'articolo completo sulla Gazzetta del Sud, edizione di Catanzaro